In provincia di Crotone più di una famiglia su quattro (il 27,9%) ha un Isee così basso da rientrare nel reddito di cittadinanza. A Napoli, Palermo e Caltanissetta una su cinque. All’estremo opposto della classifica, a Bolzano ha i requisiti solo una famiglia su 40, a Belluno e Sondrio una su 30. Lo dimostra l’analisi del Sole 24 Ore del Lunedì sugli Isee ordinari presentati in Italia nel 2016 (ultimo dato disponibile) e monitorati dal ministero del Lavoro.
Secondo quanto annunciato online dal Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza sarà destinato alle famiglie con un Isee fino a 9.360 euro annui. Perciò, anche se i dettagli non sono ancora definiti – l’obiettivo è farlo con un provvedimento ad hoc –, i dati storici dell’Isee permettono già di ragionare sulla platea degli interessati. E sul riparto dei 9 miliardi stanziati dalla manovra di Bilancio 2019.
Sud e Isole in testa
Il maggior numero di potenziali beneficiari si trova in provincia di Napoli (quasi 230mila famiglie), seguita da Roma (173.200), Milano (103.600), Palermo (100.800) e Torino (95.900). Ma queste cifre vanno rapportate agli abitanti.
Se a Napoli e Palermo l’incidenza supera il 20% delle famiglie residenti, a Torino e Roma è intorno al 9%, mentre a Milano non arriva al 7 per cento. Di fatto, le prime 34 province per frequenza degli interessati sono tutte al Sud e nelle Isole.
I valori dell’Isee, d’altra parte, sono storicamente più bassi nel Mezzogiorno, dove i redditi sono inferiori, la disoccupazione più alta, le famiglie mediamente più numerose e i depositi bancari e gli investimenti minori. Né basta a controbilanciare gli altri fattori la percentuale di proprietari di casa, più alta che al Centro-Nord. Tutto ciò si riflette sulla mappa: fatte 100 le famiglie con i requisiti d’ammissione, 48,6 sono al Sud e nelle Isole, 19 al centro e 32,4 al Nord.
Anche il rapporto Svimez dei giorni scorsi conferma il peso del Mezzogiorno, cui andrebbero il 63% delle risorse disponibili (si veda Il Sole 24 Ore di venerdì 9 novembre).
Parametri da rivedere
Distribuzione a parte, ciò che salta all’occhio è la dimensione della platea che si dovrà dividere le risorse stanziate dal Governo – pur con la bocciatura della commissione Ue – se la soglia Isee indicata per l’accesso sarà confermata.
I nuclei familiari che nel 2016 hanno presentato una o più dichiarazioni sostitutive uniche (il documento-base per il calcolo dell’Isee) sono 4,5 milioni in tutta Italia, per un totale di oltre 14 milioni di persone. Di queste, le famiglie con Isee inferiore a 9mila euro sono 2,5 milioni. E la stima dei potenziali beneficiari è addirittura per difetto, se si considera che la soglia annunciata è un po’ più alta (9.360 euro) e chi non ha mai presentato un Isee potrebbe farlo nel 2019 per avere il nuovo sostegno.
Anche considerando per intero i 9 miliardi stanziati, l’aiuto “di massa” si traduce in una media di 293,85 euro mensili per famiglia. Meno della metà dei 780 euro indicati come obiettivo e meno dei 305 euro che rappresentano oggi il valore medio del reddito d’inclusione. Con la differenza che quest’ultimo va a una platea sei volte più piccola (378mila famiglie).
Si spiegano anche così le voci circolate nei giorni scorsi, che mettono in discussione gli annunci precedenti. Compresa l’ipotesi di trasformare il reddito, a certe condizioni, in un incentivo ad assumere i giovani disoccupati.
Il Sole 24 Ore