Mantoan, allo Iov con conflitto di interessi? Da commissario all’Istituto oncologico chiede, da segretario regionale alla sanità autorizza sè stesso
Domenico Mantoan sogna un futuro da direttore generale dello Iov, l’istituto oncologico veneto. Il segretario regionale alla sanità, uno degli uomini più «potenti» del Veneto – governa un sistema che vale 8,4 miliardi di euro – adesso non lo nasconde più: passa sempre meno tempo negli uffici della Regione, snobba le inaugurazioni importanti, lo si trova più facilmente a Padova, dove si diverte moltissimo.
E dove sta disegnando a sua immagine e somiglianzà il centro oncologico. Proprio questo sta suscitando l’irritazione dei direttori generali veneti, che vedono nel suo doppio ruolo di segretario regionale e di commissario dello Iov un palese conflitto di interessi. Nel novembre scorso, Domenico Mantoan si è fatto autorizzare dalla Regione – cioè da se stesso – un incremento di spesa da 700 mila euro per la dotazione organica; sta ingaggiando tre figure mediche apicali in oncologia, chinirgia oncologica e immunologia; si è fatto autorizzare l’assunzione di due dirigenti professionali, due dirigenti amministrativi, quattro collaboratori amministrativi, un collaboratore tecnico, dodici assistenti amministrativi, un tecnico programmatore. Complessivamente, venticinque persone in più, senza contare il personale infermieristico. E l’ok ad investimenti di qualche milione di euro. Scontati dunque i veleni dei direttori generali, costretti a passare sotto le forche caudine del manager regionale per ogni decisione. Del resto, i dg non lo hanno mai amato, anche per il piglio militare che lo contraddistingue e con il quale tratta con loro. Sollevano il suo conflitto di interesse direttamente sul tavolo di Zaia: con la mano destra, da commissario dello Iov chiede; con la mano sinistra, da segretario regionale, autorizza se stesso. Insomma, un padre padrone. Nelle ultime settimane Mantoan ha proceduto inoltre alla nomina del nuovo direttore amministrativo, nella persona di Antonella Vecchi, al posto del dimissionario Carlo Matterazzo; e ad aprile procederà alla sostituzione, per quiescenza, di Maria Giacobbo attualmente direttore sanitario. Infine, dai primi di gennaio ha assunto un nuovo addetto stampa: con una selezione aperta appena quindici giorni che ha prodotto una sola domanda. Quella del giornalista professionista sessantacinquenne Daniele Razzoli, genovese ex direttore di «Salve» ed autore di numerose pubblicazioni medico divulgative, con un contratto da 36 mila euro l’anno. «Un contratto da libero professionista per un anno, il cui costo è carico dei fondi della ricerca e del cinque per mille» spiega Domenico Mantoan. «Il precedente addetto stampa è andato in pensione, dunque una figura che andava coperta. Tanto più che lo Iov sta facendo un sacco di cose». Quanto alla valanga di assunzioni, Mantoan appare ancora più tranquillo: «Sono stato nominato commissario dello Iov per farlo diventare centro di riferimento oncologico regionale, a valenza nazionale. Con il professor Pierfranco Conte, uno dei migliori oncologi europei, stiamo facendo un programma di lavoro che prevede l’implementazione delle figure fondamentali. Sto facendo niente più e niente meno che questo: eseguendo il mio mandato». Una politica di potenziamento che si scontra con il possibile trasferimento a Castelfranco dello Iov: «Assolutamente no, tutt’altro – risponde – la soluzione Castelfranco è per ora solo un’ipotesi di lavoro, è in corso una discussione. Nel frattempo lo lov va strutturato: è semplicemente quello che sto facendo». Per tutte queste ragioni molti scommettono che il futuro di Mantoan sarà sulla poltrona di direttore generale dello Iov.. C’è un’altra vox populi che intreccia il futuro di Mantoan. Quella che lo vedrebbe pronto ad assumere il ruolo di commissario per il nuovo ospedale di Padova: lo avrebbe chiesto personalmente a Zaia qualche giorno fa. «La cosa è destituita di ogni fondamento» replica Mantoan, indispettito. «Per fare il commissario del nuovo ospedale bisognerebbe che esistesse il contenuto. E comunque serve una legge regionale: che non c’è. Dunque, di che parlano i miei detrattori?»
Daniele Ferrazza – Il Mattino di Padova – 29 gennaio 2015