Elena Livieri. «Lo Iov deve crescere per confermarsi anche in futuro eccellenza europea nella ricerca e nella cura oncologiche: a questa esigenza rispondono i bunker per la radioterapia nell’ospedale di Schiavonia e la sede distaccata nell’ospedale di Castelfranco». È tutta improntata al pragmatismo la difesa d’ufficio del direttore generale della Sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan, delle recenti scelte sull’ampliamento dell’Istituto oncologico veneto. «Da nessuna delle voci più o meno autorevoli che negli ultimi giorni hanno tanto criticato le scelte della Regione» ha fatto notare Mantoan, «ho sentito alcuna proposta alternativa. Il mio compito è trovare soluzioni, in questo caso far crescere lo Iov. Il quale, ricordo, è un ente della Regione, inserito nel sistema sanitario regionale. Non è un’istituzione dell’Università, ma un centro che deve fornire cura e assistenza. Che ci sia la collaborazione dell’Università è un valore aggiunto indispensabile e infatti le scelte, come quella di Castelfranco, sono state discusse e condivise con il rettore Rosario Pizzuto che ringrazio per averle pubblicamente sostenute».
Del nuovo ospedale di Padova Mantoan non vuole parlare: «II dato con cui devo fare i conti è che non c’è; quando la politica assumerà le sue decisioni in merito vedremo. Io i conti li devo fare con quel che c’è». Che allargare lo Iov fuori Padova sia stata una scelta imposta dalla mancanza di spazi, il dirigente regionale non fa mistero: «Quando ero commissario dello Iov abbiamo cercato di realizzare la nuova Radioterapia in Azienda ospedaliera: ci sono pacchi di documenti che attestano come quella soluzione non fosse praticabile: la struttura non poteva rispondere alle esigenze tecniche richieste. I quattro bunker a Schiavonia, che saranno pronti a fine novembre, saranno di proprietà dello Iov che li gestirà con personale proprio. A Castelfranco, rispondiamo all’esigenza di sviluppare la Chirurgia e la Riabilitazione oncologiche. Per queste operazioni avevamo i soldi in cassa da tre anni, potevamo continuare a non spenderli? Lo Iov sempre più deve guardare a una dimensione europea» sottolinea Mantoan, «e noi lo mettiamo nelle condizioni di poterlo fare. Per far crescere la struttura anche dal punto di vista delle risorse umane abbiamo provveduto nei mesi scorsi a incrementare i fondi contrattuali così da attrarre professionisti e ricercatori». E che lo Iov sia in costante crescita lo attestano i dati che fornisce il direttore generale Patrizia Simionato: «Negli ultimi tre anni ‘Istituto è cresciuto sotto tutti i punti di vista: dal punto di vista del rinnovamento strutturale nel 2015 è stato completato il reparto di degenza chirurgica e attiva a la Terapia intensiva postoperatoria al Busonera, inoltre sono stati attivati i nuovi laboratori per la ricerca e la diagnostica nella Torre della Ricerca. L’anno scorso è stato ristrutturato il secondo piano del Busonera con il reparto di degenze per Oncologia medica e radioterapia,. Quest’anno stiamo completando il parcheggio ed entro l’anno prossimo ristruttureremo Radioterapia e ambulatori al Busonera. Importanti gli investimenti in apparecchiature tecnologiche» sottolinea Simionato, «un tomografo per Medicina nucleare da 1 milione e 800 mila euro, solo per radioterapia a Schiavonia Simultac, Tomotherapy e accelerato re lineare per quasi 6 milioni di euro, 3 milioni e mezzo per l’acceleratore di radioterapia a Padova, quasi un milione e mezzo per dispositivi e tecnologie per Immunologia e Diagnostica molecolare oncologica». In crescita anche il personale, passato da 567 a 731 unità in tre anni; e aumenta l’attività: dal 2014 al 2016 le prestazioni specialistiche sono passate da 272.276 a 303.850.
IL Mattino di Padova – 5 settembre 2017