Il Corriere del Veneto. Il Sistema sanitario regionale perde il suo uomo di punta. Il direttore generale Domenico Mantoan ieri è stato nominato dg dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), di cui era commissario da due mesi, con decreto del premier Giuseppe Conte, che ha assegnato la presidenza dell’ente al professor Enrico Coscioni, cardiochirurgo e consigliere del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Mantoan ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico in Regione, che svolgeva dal 26 agosto 2010 e che è stato conferito ad interim al direttore dell’Area risorse strumentali, Gianluigi Masullo, «fino a individuazione del titolare». Confermato Claudio Costa vicedirettore di Sanità e Sociale, «senza soluzione di continuità, fino alla nomina del titolare da parte della giunta regionale e comunque fino e non oltre il 15 novembre» prossimo. Anche perché dal primo dicembre dovrebbe diventare responsabile del personale della Regione Piemonte.
Mantoan ha rimesso nella mani del ministro della Salute, Roberto Speranza, e della Conferenza delle Regioni il mandato di presidente dell’Agenzia regionale del Farmaco, che ricopriva dal 17 ottobre 2019. In realtà tra i due ruoli non c’è incompatibilità, ma l’impegno in Agenas in questo particolare momento storico si preannuncia complesso. «Ringrazio il ministro Speranza per la fiducia che mi ha dimostrato offrendomi una grande opportunità — dice il manager vicentino —. E il governatore Luca Zaia, con il quale abbiamo costruito uno dei migliori Sistemi sanitari d’Europa e che ha favorito il mio passaggio in Agenas. Cercherò di mettere a disposizione del Paese l’esperienza maturata con il modello veneto. Mi dispiace lasciare la Regione — ammette Mantoan — alla quale consegno però un team di collaboratori di alto livello, grandi professionisti. Sono debitore anche alla Conferenza delle Regioni, che mi ha indicato all’unanimità come presidente di Aifa prima e ora come dg di Agenas, chiamata a supportare con maggiore forza i governatori nell’organizzazione di servizi e adeguati livelli di prestazioni uniformi su tutto il territorio nazionale». Trovare un successore non sarà facile ma un incentivo potrebbe offrirlo il progetto di legge della giunta che toglie il tetto d’età a 65 anni e aumenta lo stipendio del prossimo dg della Sanità da 166mila a 240mila euro. Dopodiché tutto passerà per un bando di gara.
Esattamente come per i direttori generali delle dodici aziende sanitarie, che decadranno il 31 dicembre prossimo. Perdere anche loro in piena pandemia da Covid-19 e dover mandare in prima linea i debuttanti non è proprio lo scenario più rassicurante, quindi è al vaglio del presidente Zaia un’opzione concessa da uno dei decreti Conte. Ovvero l’opportunità, legata all’emergenza sanitaria, di prorogare per sei mesi i dirigenti strategici, nel caso del Veneto appunto i dg delle 9 Usl, delle due Aziende ospedaliere di Padova e Verona e dell’Istituto oncologico veneto. Parallelamente prosegue il lavoro della commissione deputata all’esame dei 120 curricula dei candidati. Un rappresentante della Regione, uno dell’Università e uno di Agenas ne stanno valutando requisiti ed esperienza, prima di convocare i papabili a colloquio. Hanno tempo fino al 30 novembre per presentare una rosa dalla quale Zaia sceglierà 12 nomi.
Tutto questo mentre i contagi da coronavirus toccano quota 2537, per un totale di 52.309 da febbraio (Treviso raggiunge i 10mila) e il Veneto si avvicina alla fase 3, che prevede o 900 ricoveri in Malattie infettive e Pneumologia (e sono già 776) o 250 in Terapia intensiva (sono 108). I decessi salgono a 2381 (+17) e nascono nuovi focolai. Dopo quello nel Covid Hospital «San Camillo» di Treviso, con sei sanitari contagiati, un altro è stato rilevato in una casa di riposo di Povegliano, che conta 19 positivi al tampone: 15 tra i 22 anziani ospiti e quattro tra i 21 operatori. Altri 20 casi si registrano all’Israa del capoluogo, per un totale di 49. Nella Marca sono infine in quarantena e automonitoraggio 157 classi.
La pressione sugli ospedali comincia a farsi sentire, al punto che in Azienda ospedaliera a Padova, riferimento regionale, i letti agli Infettivi sono aumentati da 24 a 58 e altri 20 sono stati ricavati al sesto piano del Monoblocco, dove c’era la Geriatria, spostata al Sant’Antonio. L’ottavo piano è stato liberato per ospitare 18 letti di Terapia Sub-intensiva. «Abbiamo bisogno del plasma ricco di anticorpi dei pazienti Covid guariti, da trasfondere ad altri malati colpiti dal coronavirus — l’appello del direttore generale Luciano Flor —. La nostra banca del plasma, che sta già rifornendo i Centri trasfusionali di Treviso e Verona, ha scorte per altri cento degenti e ulteriori dotazioni sono a disposizione al Ca’ Foncello di Treviso e al San Bortolo di Vicenza. Ma la raccolta deve continuare e noi chiediamo la disponibilità alla donazione a tutti i pazienti in dimissione, anche a chi a sua volta ha ricevuto il plasma iperimmune per guarire». Chi è guarito dal Covid-19 e vuole donare il plasma può mandare un messaggio al numero 338-6598918 dalle 9 alle 14 di ogni giorno.
Torna intanto parzialmente in funzione l’ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene, che dal 4 novembre attiverà un Covid Point per i tamponi il mercoledì e il venerdì, dalle 14 alle 17.45. Si potrà accedere con l’impegnativa del medico e la prenotazione sul link https://prenotaonline.aulss2.veneto.it/calendar.php?idcategory=96. Infine «Aquardens», le Terme di Verona, in collaborazione con l’ospedale «Sacro Cuore» di Negrar offre ai clienti che a novembre e a dicembre acquisteranno un ingresso al parco la possibilità di sottoporsi, prima dell’accesso, al tampone rapido.