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Sars Cov-2. Dipartimenti prevenzione, Regione ‘riorienta’ attività con utilizzo personale aggiuntivo da altri servizi. Screening, al via uso massiccio dei test rapidi anche sui sanitari

Con nota del 23 ottobre 2020 la Direzione regionale Prevenzione, Sicurezza alimentare, Veterinaria ha trasmesso alle Ulss, alle aziende ospedaliere e alle organizzazioni sindacali il piano di sanità pubblica con l’aggiornamento delle indicazioni di screening per SARS-CoV-2 e il riorientamento delle attività del Dipartimento di Prevenzione.

Nota Regione Veneto 23 ottobre 2020 Piano di Sanità Pubblica Emergenza COVID 19

Il recente aumento dei nuovi casi di contagio, scrive nella nota il direttore, dottoressa Francesca Russo, determina un costante incremento del carico di lavoro richiesto al personale dei Dipartimenti di prevenzione. Le Ulss dovranno quindi supportare, con personale aggiuntivo afferente anche ad altri servizi aziendali, le attività del Dipartimento e delle Centrali operative di contact tracing in  modo di garantire agli stessi Dipartimenti “di riorientare le attività al proprio interno a garanzia di una presa in carico dei positivi e del rintraccio dei contatti per un’efficace gestione dell’emergenza”. E aggiunge: “La numerosità del personale dedicato a tali attività dovrà essere commisurata al carico di lavoro e allo scenario epidemiologico e in numero tale da garantire il rapporto di 1:10.000 abitanti come previsto dai documenti internazionali, nazionali e regionali di riferimento”.

Il Piano introduce inoltre l’utilizzo massiccio dei test rapidi antigenici nello screening per la ricerca di Sars-Cov-2 (i test rapidi antigenici sono al centro in questi giorni di un combattuto dibattito con fonti scientifiche autorevoli che ne denunciano la non completa affidabilità, ndr). Tale test, scrive ancora Russo, garantirebbe “uno screening periodico, rapido e frequente” oltre che “l’efficienza e la sostenibilità della strategia di sanità pubblica”.

Il Piano rimodula anche la frequenza delle attività di screening previste dalla DGR 1104/2020 (che aggiornava la DGR 344/2020) per le categorie sanitarie. Frequenza che viene incrementata a otto giorni per gli operatori sanitari ospedalieri e territoriali coinvolti principalmente nell’assistenza ai malati Covid mentre per gli altri operatori sanitari ospedalieri e territoriali tale periodicità è fissata ogni 20 giorni. Identica a quanto è previsto per gli operatori non sanitari, come amministrativi e tecnici.

Pubblichiamo di seguito alcuni stralci del nuovo Piano

Per una lettura più approfondita si rimanda alla Nota Regione Veneto 23 ottobre 2020 Piano di Sanità Pubblica Emergenza COVID 19

RIORIENTAMENTO DELLE ATTIVITÀ DEL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE

Le attività di contact tracing rivestono un ruolo cardine nella strategia di Sanità Pubblica di prevenzione e contenimento del contagio della Regione del Veneto. Il recente aumento dei nuovi casi positivi su base giornaliera determina un costante incremento del carico di lavoro richiesto al personale dei Dipartimenti di Prevenzione, impegnato senza sosta e a pieno ritmo, fin dalle prime fasi dell’epidemia, per far fronte all’emergenza sanitaria. Anche nell’attuale scenario epidemiologico, l’obiettivo di Sanità Pubblica da porre in essere con assoluta urgenza, è quello di interrompere tutte le possibili catene di trasmissione del virus responsabile di COVID-19.

Al fine di garantire l’efficienza, la sostenibilità e la tempestività delle attività di presa in carico dei positivi, di rintraccio dei contatti, di sorveglianza, prevenzione e controllo dell’epidemia in corso, è necessario che le Aziende ULSS rafforzino i Dipartimenti di Prevenzione da un punto di vista organizzativo e di personale, in modo da garantire ai suddetti Dipartimenti di riorientare le attività al proprio interno a supporto della gestione dell’emergenza, in conformità con quanto indicato nel “Piano di potenziamento dei Dipartimenti di Prevenzione” previsto con DGR n. 782 del 16.06.2020 .

In particolare dovranno essere garantite le attività di inchiesta epidemiologica e di rintraccio di tutti i contatti istituendo delle “Centrali Operative di Contact Tracing” dedicate. Le attività di contact tracing dovranno essere coordinate dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, individuando un medico specialista in Igiene come referente, e garantite da personale afferente ai diversi servizi del Dipartimento di Prevenzione con il supporto, in caso di bisogno, del personale di altri servizi aziendali. Tali attività potranno essere garantite, per i diversi ambiti di competenza, da medici, assistenti sanitari e infermieri ma anche tecnici della prevenzione, medici in formazione, studenti dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, personale amministrativo, etc. Per quanto riguarda gli operatori che non hanno esperienza di conduzione delle indagini epidemiologiche deve essere garantito dal Sisp una rapida formazione “sul campo”.

Si ribadisce l’importanza, sulla base dell’organizzazione locale e in accordo con la Direzione Aziendale, di supportare le attività del Dipartimento di Prevenzione e delle Centrali Operative di Contact Tracing con personale aggiuntivo afferente anche ad altri servizi dell’Azienda ULSS.

L’articolazione organizzativa sarà valutata da ogni singola Azienda in funzione delle specifiche esigenze e realtà territoriale. La numerosità del personale dedicato a tali attività dovrà essere commisurata al carico di lavoro e allo scenario epidemiologico e in numero tale da garantire il rapporto di 1:10.000 abitanti come previsto dai documenti internazionali, nazionali e regionali di riferimento.

AGGIORNAMENTO DELLE INDICAZIONI DI SCREENING PER SARS-COV-2

Test di screening per la ricerca di sars-cov-2. Preso atto dello sviluppo di nuove metodiche di test in grado di fornire una risposta rapida, con il vantaggio di poter essere processati non solo in laboratorio ma anche nel cosiddetto “punto di cura” (“point of care”), la Regione del Veneto ha valutato l’opportunità di impiegare il Test rapido per la ricerca dell’antigene di SARS-CoV-2 nelle attività del presente Piano di Sanità Pubblica.

La scelta di tale test consente di garantire l’efficienza e la sostenibilità della strategia di Sanità Pubblica , sulla base di quanto indicato dai principali organismi internazionali (OMS, ECDC, CDC, Circolare del Ministero della Salute n.31400 del 29.09.2020 e Nota tecnica ad interim del Ministero della Salute ed Istituto Superiore di Sanità “Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica” aggiornata al 16.10.2020) e al fine garantire uno screening periodico, rapido e frequente che possa, in particolare per i contesti più fragili, garantire un possibile filtro per SARS-CoV-2.

Le attività di screening previste dalla DGR 1104/2020 (che aggiornava la DGR 344/2020) saranno rimodulate, come di seguito specificato, oltre alle categorie prevalentemente sanitarie si aggiungono gruppi target di popolazione. In considerazione dell’attuale scenario epidemiologico, ci si riserva la possibilità di rimodulare l’offerta in relazione alle future evoluzioni dello stesso.

Nella tabella sotto riportata, dove non specificato diversamente, il test di riferimento è il test rapido per la ricerca dell’antigene di SARS-CoV-2.

Si raccomanda che tutti gli operatori coinvolti nell’esecuzione del Test, nel rispetto delle procedure aziendali, indossino i Dispositivi di Protezione individuale previsti. Sarà previsto un adeguato supporto formativo per l’esecuzione dei test e la registrazione degli esiti.

Studi della medicina generale o spazi alternativi organizzati

Al fine di potenziare la presa in carico degli assistiti da parte dei Medici di medicina generale vengono messi a disposizione degli stessi i Test rapidi per la ricerca dell’antigene di SARS-CoV-2 che potranno essere utilizzati a loro discrezione durante l’attività ambulatoriale o domiciliare a favore della popolazione assistita, in particolare con lo scopo di favorire la diagnosi differenziale.

Saranno da privilegiare le forme organizzate di medici convenzionati, in particolare le Medicine di gruppo e le Medicine di gruppo integrate, fondate su una organizzazione dell’accesso e dotate di personale infermieristico.

L’effettuazione dei Test rapidi per la ricerca dell’antigene di SARS-CoV-2 potrà essere gestita anche con modalità drive-in presso gli studi dei Medici curanti stessi. Alternativamente potranno essere utilizzati gli spazi ad oggi già organizzati per la somministrazione delle vaccinazioni antinfluenzali.

Valorizzando la collaborazione delle amministrazioni locali, anche attraverso accordi con ANCI, detti spazi potranno anche rappresentare punti screening per popolazione-target.

Visto l’impegno concomitante anche sul versante delle vaccinazioni antinfluenzali, per suddetta attività potranno essere riconosciute fino ad un massimo di 3 ore aggiuntive/settimana di presenza infermieristica (riconosciute secondo indennità infermieristica prevista da ACN); il riconoscimento dell’indennità di cui sopra sarà erogato a seguito della valutazione dell’effettiva documentata presenza infermieristica e dell’attività svolta e registrata sull’apposito applicativo regionale. Detto riconoscimento sarà limitato alla durata dell’emergenza COVID.

Indicazioni operative

L’esecuzione del Test rapido per la ricerca dell’antigene di SARS-CoV-2 ed il suo esito dovranno essere tempestivamente registrati sul Portale Regionale o negli applicativi dedicati.

Gli operatori che eseguono il Test rapido per la ricerca dell’antigene di SARS-CoV-2, nel rispetto delle procedure aziendali, dovranno indossare i Dispositivi di Protezione Individuale previsti (FFP2, camice/grembiule monouso, guanti, occhiali di protezione/occhiale a mascherina/visiera). Specifica formazione sull’esecuzione del Test dovrà essere prevista dalle Aziende ULSS.

Per l’esecuzione del tampone rapido non è necessaria una sanificazione straordinaria dell’ambiente, bensì l’applicazione delle normali procedure di sanificazione degli ambienti sanitari previsti durante la pandemia da SARS-CoV-2. Negli ambienti dove è eseguita la procedura deve essere assicurata adeguata ventilazione. Secondo quanto previsto dal Rapporto ISS COVID-19 n.20/2020 Rev. 2 in generale le aree pubbliche in cui un caso COVID-19 ha trascorso un tempo minimo non hanno bisogno di pulizia straordinaria.

A completamento si precisa che l’introduzione del tampone nella provetta contenente il liquido precedentemente dispensato inattiva completamente il virus.

 

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