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Negrar. Il Sacro Cuore è nel mirino della commissione Sanità

Oggi il sopralluogo dei consiglieri regionali, l’ospedale supera il tetto di prestazioni e ci rimette 700mila euro. La struttura cancella il servizio prelievi del sabato e intanto ottiene quasi cinque milioni per radioterapia e malattie tropicali. Il servizio di radioterapia ha ottenuto un finanziamento regionale di due milioni di euro

Riduzione di orari nei servizi e stop agli investimenti per aumentare l’offerta diagnostica e assistenziale: misure messe in campo dall’ospedale Sacro Cuore Don Calabria per fronteggiare la crisi, che pare si stia abbattendo tanto sulla sanità pubblica che su quella privata convenzionata, per la mancanza dell’ossigeno fornito dai finanziamenti pubblici. Aiop e Airs radunano le strutture sanitarie private classificate, cioè equiparate al pubblico, la prima le laiche e la seconda quelle di matrice religiosa (a capo dell’Airs come presidente lo stesso presidente del Sacro Cuore, fratel Mario Bonora). In Veneto lo dicono da un po’: la crisi è profonda e andare avanti diventa sempre più difficile, se non impossibile. I tagli nella sanità privata accreditata, secondo Aiop e Airs, stanno rendendo necessaria una revisione generale dei piani degli ospedali, dalla strumentazione alle risorse umane. Il timore è che per tirare la cinghia si debba arrivare a intaccare i posti di lavoro. «Sui dipendenti e collaboratori teniamo duro», afferma il direttore amministrativo dell’ospedale negrarese, Mario Piccinini. Non molla neppure sul fronte qualità dei servizi: «Magari ne forniamo di meno, a orario ridotto», continua, «ma devono restare di eccellenza come nella migliore tradizione della nostra struttura, il quinto ospedale del Veneto». Intanto è stato messo da parte il progetto per la costruzione del centro direzionale a lato del Don Calabria. Tutto fermo in un cassetto. Inoltre, il laboratorio analisi non è più aperto il sabato mattina per i prelievi del sangue e controlli correlati. I pazienti c’erano, e formavano anche lunghe file, ma dalla direzione amministrativa il segnale è arrivato forte: nel 2011 il numero di prestazioni ha superato il tetto massimo previsto dai rimborsi della Regione per gli ospedali classificati. Tradotto in cifre? «Ci abbiamo rimesso circa 700mila euro», risponde Piccinini. «Non ce lo possiamo più permettere, gli avanzi di amministrazione che in questi anni abbiamo reinvestito in macchinari, tecnologia e ristrutturazioni al servizio del paziente ormai non bastano più». Per il direttore amministrativo il quadro è critico e il futuro incerto. Eppure il Sacro Cuore ha appena portato a casa dalla Regione oltre quattro milioni per due specialità: due milioni e mezzo per il Centro delle malattie tropicali e due per la radioterapia oncologica. Un finanziamento notevole, il più consistente di quelli concessi dalla giunta Zaia, che lo piazza al primo posto tra i privati convenzionati sostenuti dalla Regione e pure al primo posto nei pensieri della Quinta Commissione regionale sanità (vedi a fianco). Invita a fare chiarezza il Pd a livello regionale. Ieri è stata presentata una mozione in cui vengono chiesti lumi sui criteri alla base dei tagli nell’assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale nelle strutture accreditate, primo firmatario il consigliere regionale veronese Franco Bonfante. Alla Giunta Zaia arrivano richieste precise: «Rideterminare già dal 2012 i budget delle strutture ospedaliere accreditate secondo criteri di proporzionalità e trasparenza; individuare subito un percorso di riorganizzazione di tali strutture coerente con la programmazione del nuovo Piano Sociosanitario regionale, garanzie per i posti di lavoro a rischio». Bonfante spiega: «Se il Sacro Cuore di Negrar definisce critica la situazione, altri stanno peggio, come la Casa di Cura San Francesco di Verona. La delibera di giunta del maggio scorso ha portato tagli iniqui e violenti, fino al 40 per cento, con gravi ripercussioni sull’erogazione dei servizi e sotto l’aspetto occupazionale. Ma sul Sacro Cuore di Negrar e la clinica Pederzoli di Peschiera la scure si è abbattuta in maniera minore». A rendere il quadro ancor più grave, secondo il consigliere regionale: «Non sono stati spiegati i criteri dei tagli. La scelta politica ci sta, ma non si capisce su quali basi poggi. Serve più chiarezza e un cambio di rotta, se non vogliamo portare il sistema al collasso».

Camilla Madinelli – L’Arena – 7 settembre 2012

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