Mentre la sorte del decreto Sviluppo bis è incerta, si registra il cambiamento di rotta sulla vendita forzata degli immobili delle Casse. Come evidenziato dalla Ragioneria dello Stato, l’operazione avrebbe messo a rischio i bilanci e le prestazioni degli enti. Marcia indietro del Senato sulla vendita forzata degli immobili residenziali delle Casse di previdenza private. Ieri pomeriggio la commissione Bilancio ha chiesto, e il Governo ha accolto, lo stralcio del comma 55 dell’articolo 34 del maxiemendamento con cui si puntava ad agevolare la vendita o l’affitto a prezzi ridotti delle case degli enti previdenziali pubblici e privati. La previsione era stata introdotta con un subemendamento al decreto legge sviluppo votato dalla commissione Industria nella notte tra lunedì e martedì.
Tramite un decreto del ministero dell’Economia si sarebbero dovute individuare le modalità di vendita e locazione degli immobili residenziali delle Casse in modo da consentire «riduzioni del prezzo di vendita finale e canone di affitto sostenibili a favore delle famiglie, delle persone anziane e singole a basso reddito o con comprovata difficoltà finanziaria». Se la norma fosse stata approvata, si sarebbe intaccato un asset consistente, stimato da Tamburini Real Estate in circa 3 miliardi di euro, pari a un terzo di tutto il patrimonio immobiliare posseduto direttamente dalle ventidue casse di previdenza private.
La commissione Bilancio del Senato, però, ha preso atto dei pareri negativi a tale operazione forniti dal ministero del Lavoro e dalla Ragioneria dello Stato. Quest’ultima, in particolare, ha evidenziato che la norma avrebbe comportato minori entrate per gli enti in questione, con la possibilità di pregiudicare la sostenibilità delle prestazioni previdenziali istituzionali. Inoltre avrebbe determinato effetti sulle condizioni di sostenibilità finanziaria certificate dai bilanci tecnici. Quei bilanci tecnici a 50 anni che non più tardi del 30 settembre le Casse hanno presentato, con successo, al ministero del Lavoro.
«Esprimo grande soddisfazione – ha dichiarato Andrea Camporese, presidente dell’Associazione degli enti previdenziali privati – per lo stralcio dell’emendamento. Una norma che, se approvata, avrebbe segnato una pagina nera nella storia dei rapporti istituzionali, del rispetto delle leggi di privatizzazione e della tutela dei legittimi interessi di oltre due milioni di iscritti al sistema della previdenza privata». Camporese ha inoltre sottolineato che le casse hanno investito 150 milioni sul fondo dell’housing sociale della Cassa depositi e presiti «proprio come atto di responsabilità verso le categorie più deboli, dopo aver stipulato contratti con le associazioni degli inquilini che investono locazioni a costi calmierati».
IL VALORE
3 miliardi di immobili residenziali Le 22 Casse di previdenza private hanno un patrimonio immobiliare diretto che ammonta a 9,2 miliardi di euro. Secondo una stima condotta da Tamburini Real Estate sulla base di un campione significativo di tali casse, il valore degli immobili residenziali costituisce circa un terzo del totale, cioè 3 miliardi di euro. Si tratta di unità situate prevalentemente nelle grandi città italiane e in particolare a Roma