La sanità pubblica italiana? Sempre più in mano ai precari. Tra medici (10.000) e infermieri (80.000) si calcolano almeno 90.000 lavoratori del Servizio sanitario nazionale con contratti a tempo determinato. Quando va bene. La maggior parte dei medici ‘a tempo’, infatti, ha sottoscritto accordi ‘fantasiosi’: “Si va dai co.co.co ai co.co.pro fino ad accordi come libero professionisti”. A scattare la fotografia dei precari in sanità – dopo le parole del ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi oggi alla Camera, che ha parlato della difficoltà di stabilizzare tutti i 260 mila precari del pubblico impiego – sono i sindacati di categoria: Anaao Assomed e Cimo Asmd per i medici, Nursind e Ipasvi per gli infermieri.
“La situazione dei precari – spiega il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Costantino Troise, all’Adnkronos Salute – è conosciuta da molto tempo. E’ il risultato del blocco del turn over e di un’ideologia di flessibilità che si è trasformata nel tempo in precarietà. Al momento si stima un numero di medici precari pari a circa 10 mila. Di questi, almeno il 50% con contratti che andranno in scadenza a fine mese”. Un dramma per migliaia di famiglie, ma non solo. “Si tratta di camici bianchi – sottolinea Troise – che perlopiù prestano servizio nei pronto soccorso e al 118”. Insomma, la loro fuoriuscita bloccherebbe di fatto la prima assistenza ai cittadini. La maggior parte dei precari è concentrata al Sud: “Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. In Campania – afferma il numero uno dell’Anaao Assomed – non si fa un concorso da quattro anni”. La questione è stata affrontata il 3 dicembre scorso in un incontro tra le Confederazioni e Patroni Griffi. “Il ministro – spiega il presidente della Cimo Asmd, Riccardo Cassi – ha proposto la soluzione di una proroga di 7 mesi per i contratti in scadenza a fine dicembre. Così da permettere di lavorare a un accordo quadro dove definire regole certe. Nel corso dell’incontro – aggiunge Cassi – abbiamo inoltre chiesto l’avvio di un tavolo ad hoc per la sanità, viste le specifiche del nostro settore”.La gran parte dei 115 mila precari in sanità stimati dal ministro della Pubblica amministrazione riguarda però gli infermieri. “A oggi – spiega il segretario amministrativo nazionale del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind, Daniele Carbocci – registriamo circa 80 mila infermieri con contratto a tempo determinato, su circa 300 mila operatori che prestano servizio nella sanità pubblica”. Difficile sapere tra questi 80 mila, quelli con contratti prossimi alla scadenza: “La maggioranza ha accordi di un anno rinnovabili – sottolinea Carbocci – ma, essendo stipulati a livello aziendale, è complicato avere un quadro preciso”.Preoccupata la presidente della Federazione collegi Ipasvi, Anna Lisa Silvestro: “Posso comprendere che non si possono stabilizzare tutti, ma è necessario fare un’attenta riflessione sulle priorità”. Secondo la Silvestro, le ripercussione sui cittadini sarebbero pesantissime. “Se non si stabilizzano i precari della sanità – spiega – si rischia di non riuscire più a garantire i livelli essenziali di assistenza. La politica deve assumersi le sue responsabilità”.
Adnkronos Salute – 6 dicembre 2012