Sono rimasti sepolti sotto tonnellate di detriti. Quelli della stalla da 700 metri quadri «implosa» ieri mattina. Loro, per definizione, hanno «la pelle dura». Ma per quei seicento suini il destino – che era comunque segnato – da ieri è anticipato. Finiranno tutti al macello, alla fine a cui alcuni di loro erano già indirizzati entro lunedì prossimo.
E invece, per quel crollo, ci andranno tutti. Eppure ieri mattina in via Barnabò a Nogara è stata una gara a salvargli la vita. Tre squadre dei vigili del fuoco, arrivati oltre che da Verona da Legnago e Bovolone con tanto di gru ed escavatrici. Veterinari e anche i carabinieri di Nogara. Pochi i capi, quelli che si contano su una mano, che sono morti. Loro sono i maiali dell’azienda agricola Albarelle SS dei fratelli Donatelli che vivevano in una porcilaia che ieri mattina si è sbriciolata. Colpa, con ogni probabilità, del liquame corrosivo di quegli animali da 150 chili destinati alla produzione del prosciutto di Parma. Sono «dop» i maiali dei Donatelli. E per tirarli fuori dalle macerie ci sono volute ore. Quel liquame intacca ogni cosa, compreso il cemento che è alla base delle colonne portanti di strutture come quella porcilaia. Le operazioni di «salvataggio» sono state particolarmente lente anche per la rimozione della tettoria in alluminio. Il rischio che ci fosse dell’eternit ha rallentato gli interventi. Alla fine i suini sono stati tratti – quasi tutti – in salvo. Magra consolazione. I maiali vivono in branco e non è possibile mischiarli. «Si ucciderebbero tra di loro», hanno spiegato all’azienda agricola. Da qui la deroga dei veterinari: tutti al macello a diventar prosciutti, anche prima del tempo.
Il Corriere del Veneto – 29 gennaio 2016