Stando a Usa Today, potrebbe essere una rivoluzione: il primo stato USA ad ammettere, finalmente, una legislazione che obbliga ad indicare in etichetta degli alimenti il contenuto di OGM.
Se Washington e la California avevano visto sconfitti i buoni propositi di normativa in tal senso a causa della lobby sementiera (che aveva speso dollari sonanti per policy campaign in grande stile); se Connecticut e Maine avevano adottato atti simili, ma soggetti all’approvazione di norme simili negli Stati che li circondavano: il momento della verità è stato solo posticipato. Lo scorso 16 aprile, il bill 114-30 è passato in Vermont ed è poi stato firmato dal Governatore Peter Shumlin. Partito alla Camera nel gennaio 2013, e qui approvato a maggio, il testo è poi stato approvato al Senato definitivamente, in una versione aggiornata, il 16 aprile 2014.
La nuova legge imporrà una nuova etichetta a circa il 70-80% degli alimenti a scaffale nella distribuzione dello Stato del Vermont: che diventa così il 65° stato al Mondo a richiedere una etichettatura dettagliata comprensiva dell’indicazione della presenza degli OGM.
La legge si applicherà dal primo luglio 2016, e carne, latticini e alcolici venduti nei ristoranti saranno le uniche eccezioni che non prevedono l’uso di una etichettatura dettagliata degli OGM.
Le etichette potranno essere redatte secondo 3 format principali:
– “parzialmente prodotto con OGM”
– “può essere prodotto con OGM”
– “prodotto con OGM”
Ma la legge segna un nuovo passaggio nella lotta tra attori pubblici e privati, tra governi e multinazionali: viene infatti stanziato un fondo di un milione e mezzo di dollari per la difesa in caso di citazioni in giudizio, che sono attese da parte delle multinazionali. Ma il pubblico potrà contribuire, versando nelle casse dello Stato contributi volontari. Verosimilmente le multinazionali si appelleranno al fatto che gli alimenti OGM sono in tutto e per tutto equivalenti a quelli convenzionali e pertanto non richiedono una etichettatura a parte, che potrebbe apparire- a loro dire- discriminatoria e infondata.
Ma se lo Stato dovesse perdere una causa, i costi- scaricati sui contribuenti- sarebbero nell’ordine di 5-8 milioni di dollari, ben più di quanto stanziato. Con necessità di reperire ulteriori denari. E’ questo di fatto uno dei motivi addotti dalle opposizioni al Bill. E proprio per questo, in molti hanno iniziato- ben prima dell’approvazione finale della legge-a etichettare volontariamente i propri alimenti come non OGM, precorrendo quindi le tappe e “svuotando” di significato eventuali cause legali.
Ma ora la nuova normativa segna un precedente fondamentale: e gli USA non saranno mai più gli stessi, nei confronti degli OGM. Una vittoria della democrazia alimentare e del “right to know”, come dicono i supporter dell’etichettatura trasparente.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 30 aprile 2014