Mannheimer: metà intervistati favorevoli agli acquisti futuri. Dalla Libera: stop alla propaganda
Quasi sette italiani su dieci dichiarano di conoscere gli Ogm, organismi geneticamente modificati, ma in realtà solo il 5% della popolazione sa veramente di che cosa si tratta. Una larga fetta dei cittadini non sa spiegare l’acronimo, altri pensano che solo le piante Ogm contengano geni, il 42% crede che in Italia siano coltivati e il 63% pensa che non ve ne siano tracce nei prodotti in vendita. Sono alcuni dei dati contenuti nella ricerca Ispo condotta per conto di Futuragra, l’associazione di agricoltori che si batte per l’introduzione delle biotecnologie in Italia. Dalla ricerca, presentata a Roma da Renato Mannheimer (Ispo Ricerche) e Silvano Dalla Libera (vicepresidente di Futuragra) risulta anche che il 62% degli intervistati pensa che gli scienziati italiani abbiano diritto di fare ricerca alle stesse condizioni dei colleghi degli altri paesi. Mentre il 49% non è d’accordo sul fatto che l’Italia abbia interrotto la sperimentazione. Tra i più forti sostenitori della ricerca scientifica i laureati e i 35-44enni. Parallelamente, il sondaggio Ispo mette in luce che il 33% della popolazione dichiara di non avere mai sentito parlare di Ogm, percentuale che sale al 50% tra gli over 64enni e al 41% tra chi è residente nel Sud e nelle Isole. E nonostante il 67% degli italiani dichiari di conoscere gli Ogm, di questi solo il 7% sa bene di cosa si tratta. Una percentuale che si assottiglia ulteriormente (5%) se si escludono quanti non conoscono il significato dell’acronimo (organismi geneticamente modificati) o non hanno le idee chiare sulla presenza di geni in tutte le piante e non solo in quelle biotech. «Non sorprende – ha commentato Dalla Libera – che dal sondaggio emerga che il 42% degli italiani pensi che oggi in Italia si coltivino prodotti agricoli Ogm e che il 63% non sappia o pensi che sia falso il fatto che nei prodotti in vendita siano presenti quote di ingredienti Ogm. Così come solo un italiano su cinque sa che negli allevamenti italiani destinati alla produzione Dop è consentito impiegare mangimi Ogm. È il frutto di una propaganda contro le biotecnologie che da una parte fa credere che si coltivino e dall’altra nasconde che negli alimenti e nella filiera siano usate da anni materie prime biotech senza danni alla salute e con benefici economici sia per i consumatori che per i produttori». Secondo Mannheimer «la ricerca mette a nudo il deficit di conoscenza sul tema degli Ogm presso l’opinione pubblica italiana, al centro di messaggi spesso ideologizzati e bersagliata da dibattiti in cui le ragioni della scienza sono poco rappresentate. Non deve dunque sorprendere se in un contesto di questo tipo la richiesta sia proprio quella di ridare la parola alla scienza e alla ricerca». Secondo Mannheimer, dunque, la propensione all’acquisto espressa da più della metà della popolazione «è un segno di grande maturità dei consumatori che manifestano meno pregiudizi di quanto fino a oggi si sia voluto far credere. Questi dati aprono uno scenario nuovo nel dibattito e dimostrano un’apertura che non potrà essere ignorata in futuro». Dal canto suo Gianni Betto, direttore del Centro di ascolto dell’informazione radiotelevisiva, ha sottolineato come il tema degli Ogm non sia trattato dall’informazione televisiva e radiofonica: su 370mila notizie trasmesse dalle sette reti televisive e dalle 15 emittenti radiofoniche nazionali tra il 2011 e il 25 settembre 2012, solo 61 ne hanno parlato, ossia lo 0,02 per cento. Dai dati, infine, emerge che l’informazione ha dato più spazio ai «contrari agli Ogm» (il 64%) mentre solo il 12% della popolazione si è attivata direttamente per cercare informazioni sugli Ogm (il 55% le ha ricevute passivamente). Per gli «attivi» è Internet la prima fonte (46%), per i «passivi» la televisione di gran lunga la fonte più citata (70% del totale delle risposte).
Agrisole – 8 dicembre 2012