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Regalo più diffuso? A tavola: acquisto cibo in aumento (+2,1%)

Natale alle strette, ma non per il cibo. In questi giorni è tutto un susseguirsi di cifre negative, messe in fila a spiegare perché e quanto spenderemo in meno per le festività. Le previsioni sui volumi dei consumi arrivate in settimana dal sondaggio Confesercenti-Swg hanno dimostrato che quasi sette italiani su dieci (68%) per gli acquisti natalizi spenderanno meno rispetto al 2011. A dicembre, dai 38 miliardi dell’anno scorso passeremo a 36,8 miliardi: per i doni, il taglio sarà di 700 milioni.

Se la situazione di crisi, precisa la Coldiretti, porta a ridurre la spesa complessiva che penalizza soprattutto i regali (-8,6%), tiene invece l’acquisto di cibo (+2,1%). E allora in questo Natale di austerità il regalo utile sarà in 7 casi su 10 un prodotto enogastronomico. Secondo la Cia-Confederazione italiana agricoltori, il 69% degli italiani sceglierà infatti un dono da tavola, con una spesa complessiva compresa tra 650 e 700 milioni. Una spesa misurata, che punta a vini e spumanti, panettoni e torroni. L’83% dichiara di voler acquistare dagli agricoltori prodotti tipici, cercando nei mercatini di Natale e guardando il miglior rapporto qualità/prezzo. Mentre segnano un crollo le vendite dello champagne (-24%).

Qualunque siano le tendenze e le scelte di questo Natale, ci si augura di contribuire il meno possibile ad arricchire le tonnellate di alimenti che finiscono ogni anno nella pattumiera. Si tratta di 146 chili per ogni italiano, pari al 3% del consumo di energia, sottolinea Last Minute Market, lo spin off dell’Università di Bologna che si occupa di sprechi alimentari.

De gustibus

Quanto al gusto: ne parliamo di continuo, lo viviamo, lo esibiamo, lo consideriamo parte importante della nostra identità soggettiva e collettiva, e non siamo in grado di darne sensate ragioni e spiegazioni. Tanto più quando il giudizio si intreccia con le capacità del portafogli.

Ci rifugiamo nel porto sicuro, nel detto condiviso e un po’ dispotico secondo cui dei gusti non è possibile discutere. Perché, nella disputa, una critica potrà citare Seneca e additare quei «miserabili il cui palato non è stuzzicato che dai cibi più costosi» («non per il sapore straordinario o per una qualche particolare dolcezza del gusto, ma per la loro rarità e per la difficoltà a procurarseli»). Ma troverà sempre qualcuno pronto a rispondere con le parole di Montaigne: «il prezzo caro dà gusto al cibo».

ilsole24ore.com – 8 dicembre 2012

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