È il primo mattone e vale 150 milioni di euro. Tanto stanzierà la Regione, nel triennio, per la costruzione del nuovo polo ospedaliero di Padova. Un investimento articolato in tre “rate” di eguale entità, che attingerà direttamente al bilancio della sanità veneta a partire dalla manovra finanziaria 2014, attesa in aula la prossima settimana.
L’accordo politico, sancito dalla benedizione del governatore Luca Zaia, è giunto in mattinata a Venezia, preceduto da un lungo colloquio tra Leonardo Padrin e l’assessore alla sanità di Palazzo Balbi, Luca Coletto. Da tempo Padrin, presidente della commissione sanità e capogruppo di Forza Italia, contestava l’assenza di fondi a bilancio per il progetto padovano, sostenendo che un’operazione imperniata esclusivamente su prestiti internazionali e financing project sarebbe risultata troppo onerosa per le casse pubbliche, complicandone inoltre l’iter realizzativo. Coletto ha sostanzialmente accolto le ragioni del forzista, manifestando una disponibilità concreta: le risorse ipotizzate, ha affermato, sono disponibili senza variazioni di bilancio perché il rispetto dei costi standard è valso alla sanità veneta un «premio» ministeriale che ne ha accresciuto di una quarantina di milioni il budget annuale. Circostanza, questa, confermata dal direttore generale Domenico Mantoan. Su questo versante è stata raggiunta un’intesa unanime tra i capigruppo di maggioranza e di opposizione, in attesa del via libero definitivo, quello di Zaia. I dubbi del governatore investivano due aspetti: la riluttanza a «congelare» in bilancio una somma ingente in attesa che i cantieri aprano – il che, ragionevolmente, non avverrà prima di due, tre anni – e il timore malcelato che dinanzi allo sforzo economico della Regione, Roma reagisse nel modo consueto: penalizzando la gestione virtuosa (ritenendola autosufficiente) e dirottando altrove, magari negli epicentri dello spreco, i quattrini promessi. Alla fine, però, il leghista ha deciso di dare un segnale forte: «Abbiamo detto, più volte, che il nuovo ospedale costituisce una priorità e siamo abituati a mantenere la parola. L’opera si farà e la sua qualità sarà all’avanguardia». Musica per le orecchie di Padrin: «Abbiamo conseguito un risultato importante, ora ci batteremo per tradurlo in legge in tempi brevissimi. Esistono le condizioni per centrare l’obiettivo senza ricorrere a project onerosi, purché lo Stato si riveli meno avaro e l’Europa più sensibile. Propongo di chiamarlo ospedale dell’Unità d’Italia perché si rivolgerà non solo ai padovani ma a tutti i pazienti bisognosi di cure». Attenzione. Il costo totale è preventivato intorno ai 650 milioni, perciò il finanziamento regionale richiederà una robusta integrazione. È in corso un negoziato tra Regione e Bei (la Banca europea degli investimenti) per ottenere un prestito poliennale di circa 230 milioni al tasso fisso dell’1%; e altre risorse importanti arriveranno («Almeno, è ciò che speriamo», chiosa Coletto) dal fondo statale per l’edilizia ospedaliera. Il prossimo step, sul piano istituzionale, è atteso entro giugno, quando la commissione tecnica si esprimerà sull’unico progetto pervenuto, quello in project financing – appunto – avanzato dal consorzio d’imprese Bovis: mille posti letto e 646 milioni di spesa. «Tanti soldi, considerato che il nuovo ospedale unico della Bassa padovana costerà 150 milioni», il commento del consigliere regionale Piergiorgio Cortelazzo. Nota finale: il progetto all’esame prevede la possibilità, per l’Azienda ospedaliera di Padova (la stazione appaltante) di recedere senza penali fino alla firma del contratto nonché di acquistare il progetto e attuarlo in proprio. Si vedrà.
Il Mattino di Padova, Filippo Tosatto – 26 febbraio 2014