«Nessuna chiusura automatica di ospedali verrà imposta da Roma». Il ministro della Sanità, Renato Balduzzi, poco prima di confrontarsi le Regioni su contenuti e obiettivi del decreto destinato a ridisegnare la spesa pubblica nel comparto Sanità, respinge le ipotesi circolate alla vigilia sulla possibile chiusura delle strutture con meno di 80 oppure di 120 posti letto.
Materia di responsabilità regionale
È sicuramente necessaria – spiega Balduzzi in una nota – una riorganizzazione della rete ospedaliera che porti a una riduzione di costi di gestione e ad una maggiore appropriatezza delle prestazioni, in vista di un più stretto rapporto tra ospedale e territorio». Un aspetto, questo, su cui il ministero della Salute, sottolinea ancora il ministro, «ricoprirà un ruolo di stimolo e di vigilanza nei confronti delle Regioni, che su questa materia hanno piena responsabilità». La precisazione del ministero ha l’evidente obiettivo di calmare le acque del dialogo con le Autonomie per non pregiudicare con troppe polemiche gli obiettivi del “decretone sanità” su cui sta lavorando il Governo. Tra le novità dell’ultima bozza del provvedimento, una modifica ai tetti della spesa farmaceutica, sia territoriale che ospedaliera, e si inasprisce considerevolmente lo sconto in favore del Ssn, a carico di aziende e farmacie.
Obiettivi radicali
A far salire la tensione, alla vigilia dell’incontro, le anticipazioni sul capitolo posti letto del “Decretone Sanità”: secondo la bozza «le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano» dovranno adottare «entro il 30 novembre 2012, provvedimenti di riduzione dello standard dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del servizio sanitario regionale, a un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti (oggi siamo a quota 4,2), comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, adeguando coerentemente le dotazioni organiche dei presidi ospedalieri pubblici».
Il Sole 24 Ore – 5 luglio 2012