La proposta a Luneo di Mirano dopo il divieto sanitario alle manifestazioni con pennuti. La consigliere delegata: «Non sarebbe un bell’esempio»
MIRANO. L’influenza aviaria ferma le oche, gli abitanti di Luneo pensano di far correre le mogli. A Mirano scoppia il putiferio: tradizione o discriminazione di genere? Al quartiere del famoso palio l’idea ha i connotati della goliardata, per divertirsi e divertire. Il tutto tra l’altro col ricavato devoluto in beneficenza.
Ma a qualcuno il messaggio donna-oca proprio non è piaciuto. Le oche e la famosa corsa sulla distanza dei 419 metri resta la tradizione del quartiere, ma non hanno certo deciso qui di fermare i celebri pennuti. Il focolaio di aviaria scoperto in Lombardia ha fatto proibire anche in Veneto le manifestazioni con uccelli da allevamento. Per quest’anno dunque oche ferme ai box. Era già successo in passato, alcuni anni fa, quando l’aviaria era uno spauracchio non da poco e allora a Luneo si erano inventati di far correre i bambini con oche di legno. Ma col secondo stop servivano nuove idee per stupire e far ridere la gente, come è sempre stato.
Vincenzo Fusco, gestore della trattoria 19 al Paradiso organizzatore del palio, ha accolto così la proposta di alcuni abitanti del quartiere: far correre mogli e fidanzate. Una maratona? No, a Luneo non cercano l’evento sportivo. Le donne correranno, forse bendate, forse vestite da oche, incitate dai mariti nei panni del fantino. Proprio come avveniva gli anni scorsi con le oche. «Tradizioni rurali» dicono da queste parti. Apriti cielo. La proposta non piace affatto a Renata Cibin, consigliera delegata alla Cultura e alla Cittadinanza delle donne: «A Luneo possono fare quello che vogliono, è una loro tradizione. Dico solo che una donna può dire di sé di essere un’oca, non gli altri. E comunque mi domando che esempio può dare una trovata simile ai bambini e soprattutto alle bambine».
La proposta di Luneo in realtà è ancora in divenire: tra gli organizzatori c’è chi preferirebbe scansare le polemiche e sostituire il palio con una sfilata o una festa di strada, magari a carattere gastronomico. «Potremo anche pensare di coinvolgere le donne», confessa Fusco, «ma in una Miss Oca, puntando sulla bellezza. Non vogliamo provocare, tanto meno disprezzare il genere femminile, per carità».
Ma i puristi del palio spingono per la corsa e tra loro ci sono anche donne del quartiere, per nulla contrarie alla proposta. Sabrina è una di loro: «Non la ritengo un’immagine degradante», spiega, «pur di mantenere viva una tradizione mi offro volentieri di correre. Sarà una festa per tutti». Qualcuno intanto, scherzando giura di aver già cominciato ad allenare la moglie in giardino, proprio dove l’anno scorso faceva correre la sua oca.
La Nuova Venezia – 23 ottobre 2012