Anche a Pastrengo si lotta contro l’afa e l’umidità e i responsabili del benessere delle bestie si sono ingegnati lanciando stracci per le spugnature fredde. Vengono somministrati agli ospiti selvatici del Parco Natura Viva per alleviare l’arsura insieme a pezzi di frutta congelata: leoni, linci, orsi, scimmie, pappagalli ne sono ghiotti
L’estate torrida è un problema anche per gli animali selvatici del Parco Natura Viva di Pastrengo. «Paradossalmente è più problematico questo caldo che il freddo pungente dell’inverno», commenta il medico veterinario Camillo Sandri, responsabile tecnico del centro di tutela specie minacciate, «infatti dal freddo gli animali si proteggono con la pelliccia e con un’alimentazione più ricca, dal caldo invece si difendono con più fatica. Gli esemplari africani originari di climi torridi nel loro ambiente naturale trovano riparo nel folto della foresta e in corsi d’acqua ma in cattività non sempre si riesce a riporre le stesse condizioni e quindi è delicatissimo il compito che ci spetta: riusciamo a rispettare gli standard di benessere regolando l’alimentazione con pasti più frequenti, abbondando in frutta anche con i carnivori e con altri accorgimenti». Con la biologa Caterina Spiezio, incaricata di attuare le procedure migliori secondo le diverse specie, per il benessere animale degli individui custoditi nel Parco, sono state studiate soluzioni differenti. «Per i grandi carnivori, come gli orsi e le tigri utilizziamo ghiaccioli al cui interno trovano pezzetti di carne e grumi di sangue: gli animali passano ore a leccarli. Per i primati, come gli scimpanzé e le bertucce, i ghiaccioli vengono appesi ai rami degli alberi: le scimmie si arrampicano e li recuperano tirando la corda a cui sono appesi, li leccano con gusto per arrivare a sgranocchiare le nocciole e le arachidi che vi sono congelate». È un comportamento che viene appreso in fretta dai cuccioli che osservano i movimenti degli adulti: per loro diventa un gioco e alla fine un nutrimento che li soddisfa e li ristora. Per i volatili, in particolare i grandi pappagalli Ara, gli stessi ghiaccioli vengono appesi ai rami degli alberi con all’interno pezzetti di frutta fresca. Ci sono vasche d’acqua dove poter immergersi e nuotare, e alle tigri vengono gettate grosse angurie e meloni: grazie al galleggiamento rappresentano un gioco con il quale passano delle ore, ma a volte li mordono e li mangiano con soddisfazione. Ci sono anche girandole d’acqua che spruzzano un getto fresco a determinate ore del giorno. «Mentre generalmente i grandi carnivori, come i leoni, non amano particolarmente l’acqua e si allontano quando vedono l’impianto avviarsi, con il caldo torrido invece aspettano con piacere questa insolita doccia e si sistemano vicino, mostrandosi particolarmente soddisfatti di lasciarsi rinfrescare», raccontano gli esperti del Parco Natura Viva. Ai primati vengono lanciati nel recinto, durante le ore più calde della giornata, anche degli stracci bagnati in acqua fresca: se li accaparrano e li utilizzano per delle spugnature, ci giocano, se li mettono addosso, li usano come copricapo, facendo intendere di averne colto in pieno la funzione. Per altri animali, come il leopardo delle nevi, originario delle montagne himalayane, non ci sono purtroppo altre soluzioni che reparti rinfrescati con condizionatori: dimostrano di gradirli e si rintanano per ore quando la canicola è al massimo. «Questa attività e queste soluzioni fanno parte di un progetto complesso gestito con criteri scientifici», spiegano Sandri e Spiezio, «perché ad esempio in un gruppo di dieci primati con un maschio dominante sappiamo che i ghiaccioli devono essere almeno una trentina in quanto un terzo è destinato solo al capo, mentre l’obiettivo è il benessere generale del gruppo. Deve essere misurato anche l’apporto calorico per evitare l’obesità: gli animali devono star bene, ma non ingrassare, per cui si cresce il numero dei pasti ma diminuisce del trenta per cento il contenuto calorico e proteico, aumentando la presenza di frutta e verdura nel cibo. Nello stesso tempo gli animali non devono patire la fame per non aumentare l’aggressività».
L’Arena – 23 agosto 2012