Patto per la salute. Grasselli (Fvm) scrive al ministro Lorenzin e alle Regioni: «Sulla prevenzione rotta da correggere»
«L’articolo 19 del Patto per la Salute appena sottoscritto risulta infatti assolutamente inadeguato rispetto alle complessive finalità di prevenzione primaria e promozione della salute che le leggi attribuiscono ai Dipartimenti di prevenzione». Così il presidente di Fvm, Aldo Grasselli, in una lettera inviata al Ministro della Salute e ai presidenti delle Regioni. «Dopo una lunga gestazione – scrive Grasselli – il Patto 2014-2016 è stato sottoscritto sollevando indignazione e l’apprensione dei medici e dei veterinari dei dipartimenti di prevenzione delle Asl, delle loro società scientifiche e delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, preoccupati per i contenuti relativi alla prevenzione. Il presidente Fvm chiede « una revisione dell’articolo 19 del documento e una riconsiderazione complessiva delle politiche sanitarie per la prevenzione».
«Si invocano Expo 2015, l’Unione Europea, i diritti dei consumatori, il Pil, per assicurare Livelli essenziali di assistenza in tema di Sanità pubblica veterinaria e Sicurezza alimentare e si ribadisce che “le Regioni si impegnano a garantire che le Aziende Sanitarie Locali, per quel che concerne la sicurezza alimentare e la sanità pubblica veterinaria, rispettino l’articolazione organizzativa prevista nei commi 2 e 4 dell’art. 7 ter del d.lgs 502/92, riconoscendo l’opportunità che le unità operative deputate alle funzioni specifiche sopra richiamate siano POSSIBILMENTE configurate come unità operative complesse e siano dotate di personale adeguato» scrive Grasselli.
E aggiunge: “E’ sconfortante scoprire che alle altisonanti premesse sugli obiettivi del Sistema Paese, il sistema Ministero-Regioni si impegni a riconoscere l’opportunità che le strutture che devono assicurare i roboanti obiettivi siano “possibilmente” configurate come complesse, come se “la possibilità” fosse da associare ad un costo insopportabile di quelle strutture complesse”.
Il presidente Fvm sottolinea inoltre “l’incomprensibile istituzione del Registro unico dei controlli ispettivi presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali “anche i fini della riprogrammazione ai sensi dell’articolo 42 del Regolamento (Ce) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004”.
Da qui la richiesta di revisione dell’articolo 19 da parte “dei veterinari dei servizi di Sanità animale, quelli dei servizi di Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche, e i veterinari dei servizi di Igiene degli alimenti di origine animale, nonché i medici e i biologi dei servizi di Igiene degli alimenti e della nutrizione dei dipartimenti di prevenzione delle Asl”.
E conclude: “A complessità e importanza degli obiettivi di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria e degli altri livelli essenziali di assistenza (Lea preventivi) devono corrispondere complessità e importanza dei servizi e delle strutture che li devono realizzare mediante strutturazioni dotate di uniformi Livelli essenziali di organizzazione (Leo), inserite in Dipartimenti di prevenzione dotati di risorse e strategie concrete. Con l’articolo 19 si riconosce invece una generica quanto non vincolante “opportunità” e si ipotizzano solo “possibili condizioni organizzative” si pregiudica una concreta, sostanziale, efficiente e appropriata prevenzione. E’ quindi necessario che Ministero e le Regioni correggano il loro incongruo progetto per la prevenzione e le conclusioni disarmanti del Patto fissando obiettivi concreti e rispondenti a quanto l’UE, Expo 2015, il PIL, le decennali esperienze dei professionisti dei Dipartimenti di prevenzione e il buon senso impongono. La Federazione Veterinari e Medici insieme alle organizzazioni sindacali e alle società scientifiche del settore, attendono una cortese convocazione per contribuire a una correzione di rotta”
18 luglio 2014