Fra i volti noti c’è la neo vincitrice delle primarie di centrosinistra. C’è chi ha pagato trenta pecore e un vitello e anche chi ha acquistato cento paia di scarpe da tennis. Qualcuno si è comprato una piccola collezione di Rolex e qualcun altro ha acquistato penne stilografiche placcate in oro, portafogli in pelle, decine di libri di grande valore e alcune opere d’arte.
Tutto con i rimborsi per l’attività politica che il Consiglio regionale della Sardegna versa ogni mese nel conto corrente dei vari gruppi politici. Qualcuno, raccontano i bene informati, avrebbe persino vincolato in banca 250 mila euro per poi intascarsi gli interessi.
L’indagine della Procura della Repubblica di Cagliari è partita prima che scandali quasi identici scoppiassero in tante altre regioni italiane e ieri ha provocato un vero e proprio terremoto nel parlamentino sardo: con i 33 nuovi indagati, destinatari di un avviso a comparire di fronte al magistrato, i consiglieri accusati di peculato sono in tutto 53. Alcuni sono ex, qualcuno nel frattempo è diventato assessore e c’è anche chi ha fatto il salto in parlamento o ha addirittura conquistato una poltrona a Bruxelles.
I clamorosi sviluppi di ieri, in realtà, non arrivano a sorpresa: l’inchiesta bis sui fondi dei gruppi politici era partita già qualche mese fa e segue il primo troncone che riguardava le solite spese effettuate dai parlamentari regionali senza presentare alcun rendiconto. I trentatré nomi saltati fuori nelle ultime ore sono tutti di consiglieri del centrosinistra ma giusto lunedì mattina i carabinieri e la finanza hanno perquisito l’ufficio e la casa dell’ex capogruppo del Pdl, Mario Diana, che da qualche mese si è messo alla guida di un gruppo autonomo. Già pronti ad affrontare il processo ci sono altri diciotto consiglieri (non tutti ex) tra cui gli assessori regionali Oscar Cherchi e Mario Floris, mentre per l’ex esponente dell’Idv Adriano Salis (l’unico che ha scelto l’abbreviato) il pm ha già chiesto una condanna a tre anni. Proprio dopodomani riprende anche il processo a Silvestro Ladu, ex capogruppo del partito Forza Paris, nonché ex assessore ed ex parlamentare, che è accusato di aver speso i fondi per l’attività politica acquistando le pecore e il vitello.
Le indagini riguardano le ultime due legislature e hanno l’obiettivo di accertare come siano stati utilizzati i ventiquattro milioni di euro che dovevano coprire le spese istituzionali degli ottanta consiglieri regionali sardi. Il problema è che nessuno riteneva necessario presentare le fatture (o almeno un rendiconto) agli uffici del palazzo di via Roma, mentre il magistrato sostiene che quella sia stata una strategia per sperperare il denaro pubblico. Gli ultimi 33 indagati, nelle prossime settimane, dovranno presentarsi di fronte al sostituto procuratore Marco Cocco proprio per spiegare cosa abbiano acquistato con quei soldi. Tra loro c’è pure l’europarlamentare Francesca Barracciu che giusto domenica ha vinto le primarie e che ora punta a portare via la poltrona di governatore a Ugo Cappellacci.
Nell’elenco consegnato ieri dalla polizia giudiziaria agli avvocati si legge anche il nome del segretario del Pd sardo, Silvio Lai, quelli dell’altro eurodeputato Giommaria Uggias dell’Idv, del vicepresidente dell’assemblea Mario Bruno, dell’ex presidente Giacomo Spissu, del senatore Giuseppe Luigi Cucca, dei deputati Marco Meloni e Francesco Sanna.
La Stampa – 2 ottobre 2013