Approvato in commissione Giustizia del Senato l’emendamento del governo che prevede l’aumento delle pene, sia minime che massime, per il reato di corruzione dei pubblici ufficiali. La pena per i casi di corruzione “propria” passa da 4-8 anni a 6-10 nel massimo. Il premier Matteo Renzi saluta il voto su Twitter: «Prima l’autorità affidata a Cantone.
Poi i commissariamenti col decreto Madia. Adesso aumentiamo le pene per i corrotti #lavoltabuona»». L’emendamento approvato, tuttavia, è solo una piccola parte dell’intero ddl corruzione che tratta anche dei reati contro la pubblica amministrazione e le altre fattispecie di corruzione. Ma, soprattutto, resta aperto il nodo sul falso in bilancio (depenalizzato nel 2002 dall’allora governo Berlusconi) perché l’atteso emendamento del governo non arriva. Secondo alcuni senatori, potrebbe essere depositato direttamente in Aula a Palazzo Madama.
La tensione si registra sia tra maggioranza e opposizione, sia tra gli stessi alleati della maggioranza, Pd e Ncd. Il presidente Francesco Nitto Palma, di Forza Italia, critica l’emendamento del governo appena approvato in quanto, sostiene, «la pena per la corruzione “semplice” diventerebbe più rilevante rispetto a quella per la corruzione in atti giudiziari. E la sanzione “minima” di sei anni di carcere prevista per un pubblico ufficiale corrotto sarebbe inferiore di solo un anno a quella per tentato omicidio. Una sproporzione». Il presidente della Commissione polemizza poi per il mancato deposito dell’emendamento sul falso in bilancio. «Il governo — chiede Nitto Palma — ha forse qualche problema all’interno della sua maggioranza?».
«Il problema politico — spiega il senatore Casson — sta sostanzialmente nei rapporti tra Pd e Ncd. La divisione su questi temi è netta: sulla corruzione e sul falso in bilancio loro sono più vicini a Forza Italia che non al centrosinistra, per cui quando si discute con l’Ncd sui questi delitti, vengono fuori tutte le difficoltà di questo mondo». «Il problema grave — aggiunge Casson — è che aspettiamo che il governo presenti l’emendamento sul falso in bilancio dal giugno scorso». Era stato lo stesso Guardasigilli Andrea Orlando, nella conferenza stampa del 29 agosto 2014, ad annunciare che il governo sarebbe intervenuto sul falso in bilancio a suo tempo “depotenziato” per contrastare più efficacemente la “criminalità economica”. Dietro alla mancata presentazione dell’emendamento governativo sul reato ci sarebbe un confronto molto duro sulle soglie di non punibilità che il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, vorrebbe a tutti costi conservare.
«La linea del Pd sul falso in bilancio — spiega Casson — non è mutata dalla precedente legislatura, quando l’attuale Guardasigilli, Orlando, era responsabile Giustizia del partito. E i punti di ieri e di oggi sono sempre gli stessi: sì alle intercettazioni, sì alla procedibilità d’ufficio, no alle soglie di non punibilità ». Viste le tensioni all’interno della maggioranza, il governo è ora alla ricerca di un compromesso. «Bisogna vedere — conclude Casson — se lo troverà. L’importante è andare al voto, non si può continuare a rinviare».
26 febbraio 2015