Anche nel 2013 tutte le pensioni fino a 1.402 euro saranno indicizzate al 100 per cento. A ripristinare per un altro anno la perequazione totale per i trattamenti di importo fino a tre volte il minino, già reintrodotta ma per il solo 2012, è un subemendamento dei relatori alla Camera della manovra ‘salva Italia’ approvato quasi in extremis nella notte di martedì prima del via libera delle commissioni Bilancio e Finanze al testo, che ieri ha cominciato il suo cammino in Aula. La nuova previdenza in sei mosse (approfondimento Corriere della Sera). Comunicato Anaao Cambiare la riforma, no allo scalone dei sei anni
La copertura di quest’ulteriore intervento di alleggerimento sui pensionati rispetto alla versione originaria del decreto (costo di circa un miliardo l’anno) sarà garantita dai proventi derivanti dalla cosiddetta tassa sull’anonimato.
Ieri il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, ha chiarito che per definire la soglia oltre la quale è bloccata la rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione «vale la somma degli assegni». Non si farà quindi riferimento alle singole pensioni ma sul reddito pensionistico totale dell’anziano.
Ma quelli sulla perequazioni non sono i soli correttivi apportati al testo della manovra. Sempre in Commissione è deciso di prorogare di tre mesi, dal 31 marzo al 30 giugno 2012, il termine entro il quale le Casse previdenziale dei professionisti dovranno adottare le misure necessarie per assicurare l’equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni pensionistiche in un arco temporale di 50 anni. In assenza di questi interventi interverrà automaticamente il ministero del Lavoro imponendo l’immediata adozione del contributivo per tutti, in forma pro rata, e un contributo di solidarietà dell’1% a carico dei pensionati per il biennio 2012-2013.
Resta ancora aperta la partita sulla riduzione delle penalizzazioni per gli ‘under 62’ che escono anticipatamente utilizzando il solo canale contributivo (42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne). Il testo approdato in Aula alla Camera prevede una penalizzazione ridotta dal 2 all’1% l’anno per che andrà in pensione con 60 o 61 anni. Ma per un intoppo in Commissione non è passato un emendamento, concordato tra Pd, Pdl e Terzo Polo, che avrebbe dovuto azzerare in toto le penalizzazioni o quanto meno farle scendere all’1% per tutte le uscite con meno di 62 anni. Una modifica che dovrebbe ora essere recuperata nel passaggio della manovra al Senato o, al più tardi, nel decreto milleproroghe.
Confermati gli altri ritocchi al testo, messi a punto dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. A partire dall’attenuazione dell’impatto della riforma sui nati nel 1952: chi entro il 2012 sarà in possesso di 35 anni di contribuzione e con le vecchie regole avrebbe maturato i requisiti per uscire prima della fine del prossimo anno con il sistema delle ‘quote’, potrà accedere alla pensione con un’età minima di 64 anni. Una mini-agevolazione è stata introdotta anche per le lavoratrici private: chi prima del 31 dicembre 2012 avrà maturato 60 anni di età e 20 anni di contributi potrà uscire al compimento dei 64 anni di età, quindi con un leggero anticipo rispetto al percorso di innalzamento della soglia di vecchiaia previsto dalla riforma (da 62 anni nel 2012 fino a 65 e 7 mesi nel 2016, considerando anche l’adeguamento alla speranza di vita, e 66 anni e 7 mesi nel 2018). Nel pacchetto anche il contributo di solidarietà del 15% sugli assegni superiori a 200mila euro e un ulteriore aumento dei contributi a carico degli autonomi.
ilsole24ore.com – 15 dicembre 2011