Sarebbe la proroga delle proroghe per i magistrati che con il governo Renzi devono andare in pensione a 70 e non a 72 anni. La misura (è la terza volta dal 2014) potrebbe essere adottata dal Consiglio dei ministri di fine agosto con un decreto legge che permetterebbe anche ad alcuni vertici della magistratura (a partire dalla Cassazione, primo presidente e procuratore generale, per arrivare fino alla Procura nazionale antimafia) di restare ancora un anno al loro posto.
All’interno del governo, però, c’è dibattito: i fautori del provvedimento dettato da necessità e urgenza sostengono che gli uffici giudiziari nevralgici non possono essere lasciati scoperti, mentre chi si oppone al decreto sostiene che l’esecutivo non può rimangiarsi la linea dettata due anni fa.
Nel 2014, sull’onda della rottamazione della vecchia politica, il governo Renzi condusse con successo una campagna per lo svecchiamento dei vertici della magistratura. E l’età pensionabile passò da 72 a 70 anni, con il risultato però che nell’arco di due anni si sono create mille scoperture su un organico di 9 mila magistrati ordinari.
Se infatti il 70esimo compleanno arriva inesorabile anche per i magistrati che devono abbandonare il servizio, il sistema non garantisce un flusso in entrata nei ranghi della magistratura altrettanto costante. I giovani che dopo aver vinto un concorso indossano la toga possono essere assegnati a un vero ufficio giudiziario solo dopo un lungo tirocinio. Ed altrettanto lenta è la procedura in capo al Csm che deve nominare ogni mese decine di procuratori capo, presidenti di tribunale e presidenti dei sezione che vanno in pensione per raggiunti limiti di età.
L’organo di autogoverno della magistratura presieduto dal capo dello Stato, e affidato alla guida del vicepresidente Giovanni Legnini, ha molto accelerato il ritmo delle nomine. Ne sono state fatte 440 nell’ultimo anno ma non sono state sufficienti a tenere il passo con i pensionamenti. Va detto però che alcune pratiche di rilievo (vedi per esempio quella, importantissima, per la nomina del procuratore della Repubblica di Milano) talvolta hanno incontrato rallentamenti e sabbie mobili a causa dei veti incrociati sollevati dalle correnti in cui si articola magistratura.
Eppure, da tempo, il Csm ha segnalato al governo che il sistema del ricambio è in affanno. C’è stata poi la vicenda dei cancellieri e del personale amministrativo: il governo, su input del ministro della Giustizia Andrea Orlando ha dato una prima risposta positiva, agganciando a un disegno di legge di conversione di un decreto la norma per l’assunzione di 1.000 cancellieri. E ora potrebbe essere varata la proroga delle proroghe per alcuni magistrati in servizio. Qualcuno, tra le toghe, avrebbe voluto ripristinare a regime l’età pensionabile a 72 anni. Ma sul punto nel governo ci sarebbero molte voci contrarie.
D. Mart. – Il Corriere della Sera – 20 agosto 2016