Alessandro Barbera. Nell’annus horribilis dell’austerità – il 2012 – gli italiani hanno smesso di cadere. Alla fine dell’anno scorso ogni famiglia aveva a disposizione circa 2.500 euro al mese, e aveva meno debiti del passato. Ma soprattutto è sceso finalmente il numero di coloro che arriva col fiatone alla quarta settimana.
Poiché il peggio è alle spalle, potremmo accontentarci di questo: fra il 2006 e il 2012 ciascun nucleo ha perso il 15 per cento del proprio reddito, mentre nell’ultimo biennio appena lo 0,2. Alla fine dell’anno scorso il 23 per cento delle famiglie erano indebitate per circa 44mila euro. Nel 2012 erano il 25,9 per cento, nel 2010 il 27,7. Tirato un sospiro di sollievo, passiamo alla risposta più difficile: chi sta meglio, e perché? L’indagine della Banca d’Italia sui redditi delle famiglie è anzitutto uno spaccato impietoso della nostra società, e un’ottima lettura per chi ha voglia di sfatare luoghi comuni.
I giovani poveri
Prendiamo la ricchezza media netta per età del capofamiglia: fatto cento il valore nel 1995, un under 35 oggi vive con 40, un ultrasessantacinquenne con 140. Negli ultimi vent’anni il divario di reddito fra giovani e anziani non ha fatto che aumentare a favore di questi ultimi, e nonostante il calo dei valori dal 2010 in poi. Oppure: prendiamo il numero di coloro che vive con meno di diecimila euro l’anno: sono il 22 per cento. Il cinque per cento degli italiani possiede un patrimonio di 1,3 milioni di euro e il 30 per cento della ricchezza totale. Mentre il patrimonio del 30 per cento delle famiglie più povere – circa settemila euro in media – rappresenta meno dell’un per cento. Ancora: una tesi molto in voga è che negli anni della crisi finanziaria il calo del valore degli immobili avrebbe penalizzato soprattutto i più poveri. La Banca d’Italia ci dice che è vero il contrario: ha colpito soprattutto i più ricchi.
Casa dolce casa
Il direttore generale Salvatore Rossi conferma che il 2015 per l’Italia si chiuderà con un +0,8 per cento, e che il 2016 potrebbe andare persino meglio, con uno scenario «probabile» di +1,5. Eppure la sensazione è si tratti di una ripresa accompagnata dai vizi di sempre. Gli italiani possiedono mediamente 218.000 mila euro fra casa, azioni e obbligazioni, ma un terzo di questo patrimonio resta frutto di eredità. Alla fine dell’anno scorso il 70 per cento degli italiani possedeva almeno un immobile. Nonostante un numero così ampio di proprietari, il 59 per cento del valore delle case italiane è in mano al 20 per cento delle famiglie più ricche.
Una lunga storia
In un Paese libero le diseguaglianze sono in qualche modo inevitabili. Ma in Italia siamo esperti nel coltivarne alcune particolarmente pericolose, perché pesano anche sui fattori di crescita dell’economia. L’indagine ci dice che ad allargare la forbice fra ricchi e poveri non è stata la crisi del 2008-2012, bensì quella dei primi anni novanta. Da allora la quota di individui a basso reddito è cresciuta in maniera inarrestabile, e si tratta sempre degli stessi: giovani e famiglie numerose. Dunque non è solo un problema generazionale: negli ultimi vent’anni l’Italia è stato il paradiso per gli anziani e per i single.
Bonus speso
In ogni caso: fra la fine dell’anno scorso e giugno di quest’anno otto famiglie su dieci hanno dichiarato che il reddito percepito nel 2014 è stato quello di un anno «normale», tre su dieci hanno persino risparmiato. Solo il 13 per cento ha detto che è stato «insolitamente basso». Circa un quinto delle famiglie ha ricevuto mediamente 86 euro del bonus Renzi, e ne ha speso il novanta per cento.
La Stampa – 4 dicembre 2015