di Filippo Tosatto, dal Mattino di Padova. Si è rivelato più accidentato del previsto il percorso della riforma della sanità annunciata in campagna elettorale dal governatore Luca Zaia, autore di un progetto di legge imperniato su due capisaldi: l’accorpamento delle Ulss venete su base provinciale – cosi da ridurle a 7 rispetto alle 21 attuali – e l’istituzione dell’Azienda Zero, una governance delegata a tutti i compiti extrasanitari (appalti, personale, logistica, contenziosi, servizi) fin qui svolti dalle aziende locali. Dopo mesi di dibattito in commissione (con l’audizione di amministratori e rappresentanti delle categorie economiche e sociali) e la presentazione di un controverso emendamento del gruppo leghista al testo di legge originario, è evidente che l’obiettivo non sarà centrato entro l’anno. A confermarlo, oltre a voci autorevoli raccolte nella stessa maggioranza, è un elemento fattuale: il calendario delle sedute d’aula a dicembre.
Anticipato ufficiosamente dal presidente Roberto Ciambetti ai consiglieri, assegnala precedenza assoluta all’approvazione della manovra finanziaria e bilancio 2016 e non riserva alcun cenno alla riforma sanitaria.
Ma se l’avvio dell’Azienda Zero – ancora nebulosa nella sua formulazione – non pone esigenze d’urgenza, ben diversa è la situazione delle Ulss: il contratto dei direttori generali in carica scade il 31 dicembre e, in via ordinaria, il suo rinnovo ha durata triennale. La circostanza impedirebbe una soluzione “ponte” (impensabile privare le aziende del management in attesa del decollo delle “sette sorelle”) ma il condizionale allude a una clausola scovata nella legge regionale n. 2 del 2013. Di che si tratta? Della facoltà di prorogare i «contratti in essere», nel caso in questione quelli dei 21 uscenti che sarebbero confermati in blocco (tranne un paio di manager in età di pensione) fino al 30 giugno 2016. L’alternativa ipotizzata è quella di un commissariamento delle Ulss che consenta di congelare le nomine ma si tratta di una chance molto controversa; fonti ministeriali fanno sapere che il ricorso al commissariamento è previsto in caso di dissesto finanziario o in presenza di fatti straordinari a sfondo giudiziario ma è escluso in via ordinaria; altri esperti, interpellati, la ritengono invece una strada praticabile.
Tant’è. L’opzione della proroga sembra quella privilegiata. Resta l’impressione che in questo avvio di legislatura sia mancata una cabina politica di regia capace di individuare le priorità – e la sanità con il suo budget di 8,7 miliardi pari all’80% del bilancio, lo è certamente – e di condurle in porto. Forse l’opposizione del territorio, espressa dai sindaci allergici alla sparizione delle Ulss di riferimento, ha contribuito a ostacolare l’iter. Forse l’inesperienza ha spinto qualche consigliere a commettere pasticci. Certo è che nei prossimi mesi la maggioranza non potrà concedersi ulteriori passi falsi, pena il naufragio di un’operazione destinata (sulla carta almeno) a scandire il secondo mandato zaiano.
Il Mattino di Padova – 4 dicembre 2015