Cinghiali radioattivi: sembra fantascienza, e invece la Germania si è dovuta porre il problema. «A 25 anni dalla catastrofe nucleare di Chernobyl – spiega un’interrogazione presentata dai deputati Gianni Mancuso, Carlo Ciccioli, Paola Frassinetti (PdL) e Andrea Sarubbi (Pd) – i cinghiali tedeschi si dimostrano fortemente contaminati dalle conseguenze ambientali della nube radioattiva della centrale ucraina». Al punto che «il Governo tedesco ha stanziato risorse economiche per evitare che la carne di ‘sus scrofa’ contaminata sia venduta sul mercato». E l’Italia? I parlamentari chiedono un’indagine epidemiologica.
Considerato il fatto che gli animali frutto dell’attività venatoria, e tra questi anche i cinghiali, possono essere consumati per uso familiare, venendo così esclusi dai controlli medico-veterinari, i quattro deputati chiedono se il Governo intenda promuovere un’indagine epidemiologica condotta con esami radiometrici proprio per «valutare la contaminazione radioattiva della carne di cinghiale». In modo da ottenere «un modello emblematico di sentinella dei problemi di salute pubblica che la catena ambiente-animali-uomo potrebbe causare». (Asca-21 ottobre 2010)
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Germania, cinghiali radioattivi da Chernobyl
(euronews – 9 agosto 2010) Il fantasma di Chernobyl continua ad abitare nelle foreste della Baviera, nella Germania meridionale. 25 anni dopo le piogge radioattive provocate dall’esplosione della centrale nucleare ucraina, la carne dei cinghiali tedeschi presenta quantità sempre maggiori di cesio. Tutto dipende dalla loro alimentazione. «Nelle annate in cui crescono molti funghi – dice Juergen Hoermann – la contaminazione è relativamente alta. Quando invece crescono di più le ghiande, la contaminazione è più bassa. La quantità di carne di cinghiale che dobbiamo buttare varia dal 20 all’80 per cento ogni anno». I risarcimenti che il governo tedesco paga ai cacciatori professionisti per compensarli della perdita di carne di cinghiale ammontano a 420 mila euro, il doppio rispetto a 4 anni fa.