Il Corriere del Veneto. Il Tar respinge il ricorso dei Marzotto, perché «chi inquina paga». Dovrà quindi essere la «Manifattura Lane» a sostenere le spese della bonifica dai Pfas del terreno dove tra il 1963 3 il 1967 c’era la Rimar spa (acronimo di Ricerca Marzotto) di cui oggi si stanno occupando le figlie di Giannino Marzotto.
Così ha deciso il tribunale amministrativo regionale del Veneto in merito al ricorso presentato dalla «Manifattura Lane Gaetano Marzotto & Figli Spa» difesa dall’avvocato Vincenzo Pellegrin contro la Provincia di Vicenza, difesa dagli avvocati Paolo Balzani, Federica Castegnaro e Ilaria Bolzon, a cui si sono affiancati il Comune di Trissino, la Regione e Koris Italia srl (di cui fanno parte le figlie di Marzotto Cristiana, Margherita e Maria Rosaria Gioia). La causa era anche contro le stesse eredi, l’Arpav e il ministero della Transizione ecologica. Le figlie di Giannino Marzotto si sono opposte alla loro responsabilità economica rispetto alla bonifica del sito ex Rimar, in via IV novembre a Trissino, a poca distanza dal luogo della ex Miteni, sotto accusa per lo stesso tipo di contaminazione. Il sito della Rimar negli anni Sessanta aveva ospitato la società di Giannino Marzotto, all’epoca amministratore delegato, azienda che svolgeva attività di ricerca e di sviluppo per trovare nuovi materiali tessili destinati al gruppo Marzotto. Per farlo ha usato queste sostanze perfluoroalchiliche. A dimostrarlo sono le analisi del suolo e delle acque da parte dei tecnici Arpav: il terreno è contaminato da idrocarburi, solventi clorurati e Pfoa. Secondo una nota Arpav del 2020 «(…) appare ragionevole supporre che la contaminazione da tricloroetilene rilevata sia da attribuire dall’attività dell’allora laboratorio di ricerca. Appare inoltre molto verosimile che la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (Pfoa) rinvenute nei terreni e nelle acque, sia anch’essa da attribuire alla attività di ricerca in ambito industriale svolte nel sito». Poi Arpav continua precisando che «nel caso degli idrocarburi pesanti, appare verosimile che gli stessi venissero utilizzati come combustibili per le attività esercitate in loco».
Il sito oggi è di proprietà della Koris Italia Srl delle tre sorelle Marzotto, che sta provvedendo ad eseguire le operazioni di bonifica in qualità di proprietaria non responsabile. Proprio da qui sorge il problema. Infatti la «Manifattura Spa», che ha mosso la causa, sostiene che le operazioni della Rimar debbano essere ricondotte all’iniziativa personale del conte Giannino Marzotto. Elemento non riconosciuto dal Tar, che vede invece in quella che ha definito la «società madre» la responsabilità della «società figlia». dato che Rimar e Manifatture Lane avevano delle relazioni societarie sussistenti, tanto che si può dire che la prima avesse un ruolo strategico per l’intero gruppo e, pertanto, determinante per l’intero ciclo produttivo. Quindi secondo la Provincia «si può affermare che Rimar agisse nell’interesse e sotto la direzione del Gruppo Marzotto di cui era parte integrante». La società, però, ha sua volta contestato la presenza dei presupposti per affermare che sia responsabile dell’inquinamento. Per le Marzotto, infatti, è stato violato il principio di «chi inquina paga», poiché c’è stata una falsa applicazione dei principi civilistici della personalità giuridica della società di capitali e della responsabilità della stessa, oltre a quello che loro definiscono un difetto di motivazione. Tuttavia, dal Tar, il ricorso è stato definito «infondato» e per questo respinto.
Ora non si esclude che «Manifattura» si affidi al giudizio del consiglio di Stato.