«O noi lavoriamo di più o questo livello salariale medio è insostenibile»: lo ha detto il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, affermando che l’unica scelta che abbiamo è tra ridurre il tenore di vita, consumando meno, o lavorare di più. Polillo ha insistito sulla necessità di lavorare una settimana in più l’anno.
«Lavoriamo nove mesi all’anno – ha detto Polillo ribadendo una sua convinzione già espresso nei giorni scorsi che avva già scatento polemiche – gli altri tre mesi se ne vanno in vacanze di varia natura. Ci sono quindi tre mesi di vacanze per ogni addetto che diventano due perché compensati dagli straordinari. Sull’orario di lavoro mi permetto di insistere, questa crisi che l’Italia sta vivendo non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana. Abbiamo avuto uno dei più alti tenori di vita, ora bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e che lavoriamo come gli altri».
Polillo ha spiegato che in un’azienda metalmeccanica un lavoratore anziano ha diritto all’anno a cinque settimane di ferie, fino a 15 permessi obbligatori e a 12/13 feste infrasettimanali. Se a questi giorni aggiungiamo 10 giorni di assenteismo tra malattie e scioperi arriviamo a tre mesi. Non mi aspettavo – ha detto rispondendo ad una domanda sull’alzata dei scudi dei sindacati sulla posssibilità di lavorare di più a parità di stipendio – che i sindacati la prendessero bene. O noi lavoriamo di più o questo livello salariale medio è insostenibile. L’alternativa è o ridurre il tenore di vita o lavorare di più. C’è un buco nella bilancia dei pagamenti».
Sparare numeri nel tentativo di creare confusione significa solo alimentare un vergognoso teatrino mediatico sulle spalle dei lavoratori, identico a quello messo su dal ministro del Welfare, Elsa Fornero sugli esodati». Così il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, replica alle dichiarazioni di Polillo.
Per il sindacalista «è ora di smetterla e di concentrarsi seriamente sui temi della crescita e far rientrare al lavoro le centinaia di migliaia di cassaintegrati, creando stabili e solide prospettive di occupazione». Quanto alle ferie dei metalmeccanici, Sbarra aggiunge: «Non sappiamo da dove Polillo abbia tirato fuori le sue cifre, visto che a noi risulta che lavorino 11 mesi ed una settimana all’anno».
Insomma per il segretario confederale della Cisl «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire» e «se il sottosegretario Polillo avesse veramente a cuore la crescita della produttività in direzione dell’aumento del Pil avrebbe una sola via da percorrere: puntare decisamente al sostegno ed allo sviluppo della contrattazione di secondo livello, rifinanziando la detassazione del salario di produttività».
Il problema posto dal sottosegretario all’Economia è «reale», ma «la ricetta è sbagliata». È quanto ha affermato il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, commentando le parole del sottosegretario su lavoro e salari. «Aumentare la produttività delle imprese italiane e puntare ad una società organizzata sull’arco dell’intera giornata è sicuramente un obiettivo coerente con la necessità del Paese di invertire la tendenza dalla recessione alla crescita», spiega Pirani. «Ciò non si ottiene, però, aumentando i carichi di lavoro individuali nè, tantomeno, riducendo le ferie, bensì puntando ad una riorganizzazione, su base contrattuale, degli orari di lavoro e migliorando le performances ma salvaguardando le persone».
«Siamo nel campo delle opinioni personali». Così il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, commenta l’ucita di Polillo. «Ritengo – ha ribadito Squinzi – che il momento sia estremamente difficile, dovremmo fare tutti insieme una riflessione forte per trovare delle soluzioni. È fuori da ogni discussione che il nostro Paese abbia bisogno di ritrovare un percorso di crescita».
Il Messaggero – 27 giugno 2012