Alla fine è arrivata dal ministero dell’economia la nota di precisazione: nel Def non c’è “nessun riferimento a ipotesi di blocco dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego”. La notizia, lanciata da ItaliaOggi mercoledì scorso e poi da tutti i giornali, e che ha scatenato le ire dell’intero fronte sindacale, sarebbe, dice il dicastero guidato da Pier Carlo Padoan, priva “di fondamento”. E indica le motivazioni tecniche che renderebbero senza valore effettivo per il futuro delle politiche salariali dei 3 milioni di dipendenti pubblici l’aver previsto anche per il triennio contrattuale 2018-2020 la sola indennità di vacanza contrattuale. Secondo la normativa contabile italiana, il finanziamento delle risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego è effettuato con la legge di stabilità. Motivazioni che però non convincono del tutto i sindacati.
Ecco la nota del ministero dell’Economia:
Nessun blocco ulteriore di contratti nel Def
«Nel Documento di Economia e Finanza (DEF) 2014 – specifica l’Economia in un comunicato – non è contenuto, e non potrebbe esserlo, alcun riferimento a ipotesi di blocco di contrattazione nel settore pubblico. Le notizie in merito apparse sulla stampa non hanno alcun fondamento».
L’Economia fa presente che le previsioni contenute nel DEF sono elaborate sulla base della legislazione vigente che determina la spesa per redditi da lavoro delle amministrazioni pubbliche, e quindi costruite tenendo conto solo degli effetti economici conseguenti da leggi e norme già in vigore.
Secondo la normativa contabile italiana, il finanziamento delle risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego è effettuato con la legge di stabilità (art. 11, comma 3, lettera g, della legge 196/2009). «Non esistendo ancora la norma che provvede allo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei trienni contrattuali 2015-2017 e 2018-2020, non è tecnicamente possibile considerare i corrispondenti importi nello scenario di previsione a legislazione vigente. In tale scenario si considera, perciò, solo l’indennità di vacanza contrattuale, in quanto erogata automaticamente per effetto di norme vigenti (comma 35, art. 2 della legge finanziaria per il 2009 e art. 47 bis, comma 2, del dlgs. 165/2001). Nella stima si è tenuto conto che la Legge di stabilità 2014 ha fissato l’indennità per il triennio 2015-2017 al livello di quella in godimento dal mese di luglio 2010».
Del rinnovo dei contratti del pubblico impiego si tiene, invece, conto nella previsione “a politiche invariate” contenuta anch’essa nel Def. Tale previsione, che fornisce alla Commissione europea ulteriori informazioni per valutare la situazione della finanza pubblica, viene formulata sulla base di una metodologia coerente con quella utilizzata dalla Commissione stessa per l’elaborazione delle proprie stime.
«In tale previsione – conclude il comunicato – si utilizza l’ipotesi tecnica che i redditi da lavoro seguano l’andamento dell’inflazione prevista nel DEF. Tale stima – come peraltro riportato nel testo del DEF – ha valore meramente indicativo e non rappresenta, in alcun modo, un vincolo alla determinazione delle risorse né alle politiche retributive della Pubblica amministrazione.
Il blocco è in vista, ma per regolarlo serve una legge
Insomma, il Def si limita fornire la prospettiva, la tendenza, riassunta nel paragrafo “Ristrutturazione della pubblica amministrazione”, titolo che sintetizza le azioni strategiche che il Governo conta di mettere in cantiere entro il mese di maggio, per ottenere un’ulteriore limatura della spesa per il pubblico impiego. Quest’anno l’obbiettivo è di scendere di 2-3 miliardi (circa lo 0,2% del Pil), dopo che nel 2013 la massa salariale complessiva s’era fermata a 164 miliardi di euro (il 10,5% del prodotto interno). In particolare l’anno scorso, i redditi da lavoro dipendente, per effetto delle misure di blocco delle assunzioni
La discesa, si legge nel Def, proseguirà anche negli anni a venire con gradino di 4-5 miliardi l’anno, fino ad arrivare a una spesa sul Pil che oscillerà tra il 9,4 e il 9,1% tra il 2017 e il 2018. Ed è all’interno di queste linee tendenziali di spesa che dovrà muoversi il piano di riforma cui lavora il ministro della Pa Marianna Madia insieme con il collega Pier Carlo Padoan. Ed è tra queste norme, una volta approvate, in particolare dalla prossima legge di Stabilità, che rientrerà in concreto il blocco degli stipendi della Pa “anticipato” dai numeri del Def 2014.
I sindacati: è una smentita solo tecnica
Spiega Michele Gentile, coordinatore dei settori del pubblico impiego della Cgil, che quella dell’Economia “è una smentita tecnica, ma il Def è sottoscritto oltre che da Padoan anche dal premier Matteo Renzi. E la smentita politica non è arrivata. Per cui restiamo vigilmente in attesa”. E ricorda che la stessa storia è accaduta con i precedenti governi: “Si sta replicando quanto hanno accaduto con Berlusconi, Monti e Letta. E i contratti alla fine non si sono rinnovati”. Il Tesoro fa presente che “le previsioni contenute nel Def sono elaborate sulla base della legislazione vigente e quindi costruite tenendo conto solo degli effetti economici conseguenti da leggi e norme già in vigore. Secondo la normativa contabile italiana, il finanziamento delle risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego è effettuato con la legge di stabilità».
Dunque, è il ragionamento, non esistendo ancora la norma che provvede allo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei trienni contrattuali 2015-2917 e 2018-2029, “non è tecnicamente possibile considerare i corrispondenti importi nello scenario di previsione a legislazione vigente. In tale scenario si considera, perciò, solo l’indennità di vacanza”. Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil, dice: “sarei contento che il governo smentisse aprendo le trattative per il rinnovo contrattuale. Visto che a legislazione vigente il blocco scade quest’anno. Nel Def, che è solo un documento di previsione, si poteva anche inserire un passaggio programmatico per il futuro rinnovo. Non so però come l’avrebbero presa in Europa”. A domanda di retta sulle intenzioni del governo di bloccare i contratti, il sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta, nel corso di un intervento a Sky, pur non entrando nel merito del passaggio del Def, argomentava sul valore degli 80 euro in più al mese che arriveranno da maggio con le detrazioni fiscali anche ai dipendenti pubblici con redditi sotto i 25 mila euro, “capisco i sindacati che lamentano il blocco delle retribuzioni proprio quando si chiede alla p.a. di rinnovarsi, ma 80 euro valgono come un contratto rinnovato”. E poi nessuno esclude che, “quando ci saranno maggiori risorse, i contratti si faranno”.
fonti: Mef, ItaliaOggi, Il Sole 24 Ore – 12 aprile 2014