Pubblico impiego, contratti a tempo e tagli ai premi dei dirigenti. Settimana decisiva, riforma verso il cdm
Dal Messaggero. La consegna del silenzio l’ha data Matteo Renzi in persona. Fino alla settimana prossima, quando la riforma della pubblica amministrazione dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri le bocche devono restare cucite. Ma, nonostante la cortina di silenzio, qualcosa di quel che bolle in pentola per gli statali si comincia a cogliere. Soprattutto per la parte che riguarda i dirigenti. Nel decreto con il bonus Renzi da 80 euro è stata inserita, per ora, la sola norma «Olivetti», quella che limita a 240 mila euro la retribuzione massima complessiva di chiunque sia retribuito dalla Pubblica amministrazione. Dal decreto sono stati invece eliminati gli altri due tetti, più bassi, per i dirigenti di prima e seconda fascia. Non rientreranno nemmeno nei due provvedimenti, in decreto e una legge delega, ai quali sta lavorando il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia.
Ma le retribuzioni di questi lavoratori pubblici caleranno lo stesso, anche perché una parte dei 3 miliardi di euro previsti dalla spending review di Carlo Cottarelli (circa 500 milioni), dovrà essere a loro carico. Il modello per ottenere questi risparmi potrebbe essere quello in via di sperimentazione alla Presidenza del Consiglio.
IL PRECEDENTE
Nei giorni scorsi Palazzo Chigi ha emanato un decreto che taglia del 15 per cento la parte variabile delle retribuzioni di tutti i suoi dirigenti. Si tratta di 250 funzionari con stipendi che in alcuni casi superano anche i 200 mila euro l’anno. La parte variabile di questi compensi è spesso decisamente rilevante, superando in alcuni casi anche gli 80 mila euro. La retribuzione dei dirigenti è composta in effetti di quattro parti. Uno stipendio tabellare, una retribuzione di posizione, una variabile e un premio di risultato. Per un dirigente di prima fascia, per esempio, le prime due voci sono fisse: 55.812 euro e 36.299 euro. Ma con la parte variabile e il risultato spesso lo stipendio raddoppia. Il provvedimento di Renzi, come detto, taglia del 15 per cento la componente variabile. Tuttavia incide anche sul risultato, inserendo una serie di tetti: dai 34.600 euro per i capi dipartimento, fino ai 26.900 euro per coloro che hanno funzioni di staff. Per ora, almeno sui premi, la riduzione non sarebbe sostanziale.
LA SFORBICIATA
Quello che però presto potrebbe cambiare, come anticipato dallo stesso Renzi, è il meccanismo di attribuzione del premio stesso: non più erogato a pioggia ma attributo solo in virtù del risultato conseguito e certificato da un «terzo» rispetto all’amministrazione. E tra i parametri che saranno fissati per l’erogazione dei premi di risultato ci saranno anche indicatori sull’andamento dell’economia e del benessere complessivo del Paese. Insomma, se si è in una fase in cui tutti tirano la cinghia la Pubblica amministrazione non potrà erogare premi. L’altra grande gamba della riforma della dirigenza pubblica è che i dirigenti dovrebbero essere tutti a tempo determinato, esattamente come avviene per il privato. Il meccanismo dovrebbe prevedere anche il superamento della distinzione in fasce e il ruolo unico della dirigenza. Il tutto, ovviamente, si inserirà in una riforma più ampia che riguarderà tutto il comparto degli statali, con la mobilità obbligatoria per i pubblici dipendenti, le assunzioni «centralizzate », non più suddivise per comparto e, probabilmente, la conferma di un turn over con un assunto ogni cinque lavoratori che lasciano le amministrazione. In arrivo anche il «Pin» unico per tutta la Pa. (Il Messaggero – 26 aprile 2014)
Settimana decisiva per P.a, riforma verso prossimo cdm
L’ora ‘ics’ per la pubblica amministrazione sembrerebbe molto vicina, con il governo intenzionato a chiudere la riforma entro fine mese, attraverso un doppio binario: dl e ddl, come già sperimentato sul fronte lavoro. Calendario alla mano, significherebbe portare le misure nel prossimo Consiglio dei ministri. E’ quasi certo che ci sarà all’inizio della prossima settimana un seguito alla riunione di mercoledì scorso tra il premier Matteo Renzi e il ministro della Pa, Marianna Madia. Passato il ponte festivo, quindi, ci si prepara a giorni decisivi per il futuro dei travet. E visto che il tempo stringe, ai sindacati non resta che fare un ultimo appello per un confronto; il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, sul punto avverte: no a ”fughe o furori solitari” sul pubblico impiego.
I dossier sul tavolo non mancano, a partire dalla staffetta generazionale che fa perno sui prepensionamenti. Uno schema che potrebbe anticipare quanto allo studio anche a livello generale, con la prossima apertura di un tavolo sulla flessibilità pensionistica tra ministero del Lavoro, Inps e commissioni parlamentari. Per la gran parte gli stessi attori che, stando a quanto dichiarato da Madia tre settimane fa, hanno formato il gruppo di lavoro impegnato a cercare una soluzione per svecchiare la Pa, visto che, diceva il ministro, ”abbiamo troppi dirigenti, troppe alte qualifiche e troppo anziane”.
L’obiettivo in altre parole è riaprire il turn over, sostituendo, secondo l’esempio che è circolato, tre anziani, meglio se dirigenti, con un giovane. I risultati che questa ‘task force’ produrrà dovrebbero quindi essere ingredienti utili in sede di definizione della riforma.
La proposta piace a Bonanni, che si è detto ”d’accordo”, anche se il meccanismo, almeno nell’immediato, necessita di coperture. Un modo meno oneroso di assorbire gli esuberi, stimati dal commissario della Spending Review Carlo Cottarelli in 85 mila, sarebbe la mobilità, ma, a riguardo, il segretario generale della Cisl vuole vederci chiaro e capire quali ”garanzie” ci siano per i lavoratori. Soprattutto Bonanni chiede di evitare di ”giocare a risiko” sulla pelle dei lavoratori pubblici, in particolare in un momento come questo ”in cui la politica sta solo in campagna elettorale”. Tra gli altri capitoli che potrebbero finire ancora sotto la riforma ci sono le retribuzioni dei dirigenti, magari con una ridefinizione della parte variabile. Di sicuro, invece, non mancherà una ‘ventata’ di innovazione tecnologica, con l’avanzata della digitalizzazione, a partire dal Pin personale per accedere negli uffici della Pa on line per sbrigare le diverse pratiche. (ANSA – 25 aprile 2014 ).
26 aprile 2014