Lav e Legambiente a cui sono stati assegnati i quattro zampe della struttura di Montichiari: «Non cerchiamo chi, sull’onda dell’emozione, ci chiede un cucciolo pensando che si tratti di un affidamento qualsiasi».
L’amore, le emozioni sono una bella cosa, ma serve anche spirito di responsabilità. Si potrebbe riassumere così il messaggio che Lav e Legambiente diffondono anche per arginare l’attenzione che si è concentrata sugli oltre 2500 beagle di Green Hill.
La Procura di Brescia ha assegnato a loro il difficile compito di tutelare la salute degli animali sequestrati all’allevamento che li destinava alla vivisezione. Un compito importante, quanto gravoso dato il numero di cani affidati e la mancanza di sostegno economico. Anche per questo le due associazioni hanno voluto coinvolgere tutte le realtà del mondo animalista che in questi anni hanno seguito da vicino la vicenda di Montichiari: il “Comitato Montichiari contro Green Hill”, il “Coordinamento fermare Green Hill”, “Occupy Green Hill” e le sigle della Federazione italiana diritti animali e ambiente.
Questione di giorni e le operazioni di spostamento dei cani potranno cominciare: mano a mano i beagle verranno consegnati nelle mani dei loro nuovi custodi giudiziari; fino al loro trasferimento gli animali resteranno, però, sotto la custodia giudiziaria di Asl, sindaco di Montichiari e Green Hill. Legambiente e Lav, tengono a specificare dalla Procura, sono gli unici custodi provvisori dei cani autorizzati a rivolgersi ad altre associazioni, che possano dar loro un aiuto nella ricerca di strutture idonee ad accogliere i beagle. Ed è qui che entrano in gioco anche la famiglie.
Le associazioni ambientaliste che hanno partecipato al vertice a Roma stanno raccogliendo e valutando le richieste di affidamento: ci si può rivolgere alle loro sedi o collegarsi ai rispettivi siti web. «Vorremmo famiglie consapevoli, che si rendano conto che questi animali non sono “normali”: hanno bisogno di estrema attenzione dal punto di vista comportamentale e fisico», spiega Bottinelli della Lav, prima di rivolgere questo appello: «Non cerchiamo chi, sull’onda dell’emozione, ci chiede un cucciolo pensando che si tratti di un affidamento qualsiasi». Anche perchè ciascun cane ha un microchip con un codice identificativo immodificabile: le sue condizioni verranno scritte nei verbali di consegna e la sua tracciabilità verrà sempre garantita.
Ora la lotta degli animalisti continua e la speranza è che il sequestro probatorio dell’allevamento disposto dalla Procura di Brescia possa diventare al più presto sequestro preventivo. Allora gli affidamenti potranno diventare definitivi.
La Stampa – 25 luglio 2012