di Gianni Rezza, direttore Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss. Da circa due anni, nella penisola arabica si aggira uno spettro: MERS-CoV, il coronavirus della Sindrome Respiratoria Medio-Orientale(la cosiddetta “nuova SARS”). Questo virus, in parte simile a quello che, partito dall’entroterra cinese, passando per Hong-Kong, aveva raggiunto Hanoi, Singapore, Taipei e perfino Toronto, ha finora infettato almeno 636 persone, di cui 193 sono decedute. La maggior parte dei casi si è verificata in Arabia Saudita, ma casi autoctoni sono stati segnalati negli Emirati Arabi, negli altri stati della penisola e in Giordania. L’Arabia Saudita ha giustamente predisposto misure per il controllo dell’infezione in vista dei pellegrinaggi alla Mecca. Casi di MERS sono stati identificati anche in Europa o negli Usa, ma in persone provenienti da aree affette o in contatti ospedalieri e familiari.
MERS-CoV, come il virus della SARS, può causare una polmonite con distress respiratorio. Queste forme gravi e fatali insorgono soprattutto in persone anziane e/o con patologie sottostanti, mentre nei giovani sani l’infezione è spesso più mite e talvolta asintomatica.
MERS-CoV si diffonde lentamente e, a parte alcuni focolai ospedalieri, non è stato in grado sino ad ora di dar vita a trasmissione sostenuta in comunità. È possibile che il virus venga continuamente reintrodotto nella popolazione umana a seguito di contatti con animali infetti. Ad esempio, sono stati trovati anticorpi diretti contro MERS-CoV nei dromedari, diffusi in Arabia Saudita e nei Paesi limitrofi; inoltre, sequenze virali sono state rinvenute in secrezioni respiratorie di dromedari con cui erano venute in contatto persone che si sono poi ammalate. Si pensa che questi animali possano fungere da veri e propri amplificatori del virus. Anche se le evidenze sono convincenti, serve però cautela per non ripetere l’errore fatto ai tempi della SARS, quando gli zibetti vennero ingiustamente indicati come untori. I dromedari stessi potrebbero essere ospiti intermedi, mentre il vero serbatoio d’infezione sarebbe rappresentato dal pipistrello. Qualunque sia la sua origine, MERS-CoV è l’ennesimo esempio di salto di specie e adattamento di un virus all’uomo: non è per ora motivo di allarme globale, ma stabilire il suo potenziale epidemico è importante.
Il Corriere della Sera – 17 giugno 2014