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Quote latte, ennesima tirata di orecchie dall’Europa all’Italia: bocciata la proroga del 2011

L’Italia riceve dall’Unione Europea l’ennesima bacchettata per la questione delle quote latte: la Commissione europea ha infatti deciso di bocciare la proroga semestrale del pagamento delle multe poiché, secondo l’organismo guidato da Barroso, si tratterebbe di aiuto di Stato e come tale vietato dall’Unione.

Le autorità italiane dovranno quindi recuperare gli aiuti illecitamente assegnati ai produttori, maggiorati degli interessi dovuti: ad essere esclusi saranno soltanto gli aiuti de minimis, ovvero quelli più piccoli, che non sono soggetti al controllo preventivo della Commissione.

L’Italia è stata autorizzata nel 2003 a sostituirsi ai produttori nel pagamento delle multe erogate dell’Unione Europea per via del superamento delle quote di produzione assegnate al paese dal 1995 al 2002. Lo Stato avrebbe poi dovuto recuperare dai produttori la somma versata per il pagamento delle multe attraverso quattordici rate annuali di pari importo e non gravate da interessi.

Nel 2011, però, l’Italia ha approvato una legge che ha prorogato di sei mesi il pagamento di una delle rate, decisione che per l’Unione Europea è l’equivalente ad un prestito senza interessi da parte dello Stato, e come tale da configurarsi come un aiuto che l’Europa non può giustificare. La decisione, inoltre, ha cambiato il sistema di rateizzazione dei pagamenti, uscendo dal solco stabilito l’Unione Europea, e pertanto esso non è più giustificabile da alcuna norma in materia di concorrenza.

Negli allevatori europei, in virtù di un regolamento del 1984 volto a regolare l’offerta ed evitare sovrapproduzione, è stata concessa la possibilità di produrre latte senza incorrere in tributi solo all’interno di un certo limite, la cosiddetta quota: gli allevatori che avessero tale limite sarebbero quindi incorsi in una multa molto elevata, che rendeva in sostanza anti-economico superare la quota assegnata.

Secondo le associazioni di categoria la quota di produzione italiana era stata sottostimata e pertanto gli allevatori sarebbero in corsi facilmente nel pagamento del tributo. Lo Stato, nella persona dell’allora ministro dell’Agricoltura Filippo Maria Pandolfi, decise di farsi carico delle sanzioni che sarebbero state eventualmente erogate, ma l’Unione Europea negli anni successivi ha bocciato questa pratica, e imposto allo Stato italiano di recuperare questa somma ritenuta aiuto di Stato.

La quota di produzione italiana è stata poi rinegoziata nel novembre 2008, ma nel frattempo, dal 1995 al 2009, il Belpaese ha accumulato multe per 1,42 miliardi di euro, di cui molti ancora da riscuotere e, quindi, da restituire ai cittadini italiani che hanno ingiustamente pagato le infrazioni commesse dagli allevatori.

IBTimes – 18 luglio 2013 

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