Politiche comuni per i principali settori economici, dalla manifattura, all’edilizia, dall’Ict, alla cultura, alla green economy, per promuovere investimenti e quindi occupazione. Riduzione del cuneo fiscale. Interventi per migliorare l’efficienza del mercato del lavoro, con nuovi ammortizzatori sociali, in chiave universalistica, legati a più incisive politiche attive.
L’ennesimo balzo in avanti, a gennaio, del tasso di disoccupazione, al 12,9%, preoccupa il governo. Si tratta di una «cifra allucinante – ha detto in mattinata il premier, Matteo Renzi -. Ecco perché il primo provvedimento sarà il Jobs act». Preoccupandosi in serata, durante la cerimonia al Quirinale per il giuramento dei sottosegretari, di dare anche un orizzonte temporale più preciso: «Entro 15 giorni lo Sviluppo economico e il Mef dovranno mettere in campo una proposta sul lavoro, che è molto urgente». Nella stasse sede il premier si è soffermato poi sul fisco: «La delega fiscale è un passaggio importante, entro maggio la riforma del fisco». Mentre a giugno toccherà alla giustizia.
Ma torniamo al Jobs act. L’accelerazione si ritrova anche nelle parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che rilancia sull’«urgenza» di «difendere il lavoro», di promuovere «tutte le possibili opportunità per creare nuova occupazione» e di «favorire l’innovazione, ridurre i costi dell’energia, e avviare il piano per il risanamento dell’edilizia scolastica». La priorità dovrà essere l’occupazione giovanile (il tasso di senza lavoro tra gli under25 al 42,4% a gennaio è unnuovo record). Di questo ha parlato ieri il titolare di Via XX Settembre, Pier Carlo Padoan con il vice cancelliere e ministro dell’Economia ed energia tedesco, Sigmar Gabriel e il ministro delle Finanze finlandese, Jutta Urpilainen condividendo gli impegni, in vista del semestre di presidenza italiana Ue, di rimettere «l’intera Europa su un cammino di crescita economica» e, sul fronte lavoro, di assumere, al più presto, «iniziative per contrastare la disoccupazione» specie «quella giovanile». Il vice cancelliere tedesco ha poi incontrato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il premier Renzi e, successivamente, il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, con cui ha discusso del rilancio delle politiche industriali e di energia. Il piano per il lavoro italiano (il «Jobs act») è ancora in fase di bozza, e dovrà essere discusso (e condiviso) con gli altri partiti della maggioranza e poi con le parti sociali. Aescludere, in anticipo, problemi di coperture è il sottosegretario Graziano Delrio: «Renzi ha annunciato misure – ha detto Delrio – e queste misure hanno una copertura che sarà resa nota nelle prossime settimane». Oltre alla riduzione della pressione fiscale “a doppia cifra” su imprese e lavoratori, il piatto forte del «Jobs act» resta il contratto a tutele progressive, che sterilizza per i primi tre anni la tutela reale dell’articolo 18 (scambiandola con un indennizzo economico). La sfida è anche quella di mettere in campo «politiche generaliste utili per i settori a più elevata innovazione e quindi con maggiore possibilità di creare lavoro», spiega il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Un altro obiettivo del «Jobs act» è quello di ridefinire il sistema degli ammortizzatori sociali, per arrivare a un sussidio universalistico per chi perde il lavoro. Da collegare a più robuste politiche attive.
Il Sole 24 Ore – 1 marzo 2014