Non sarà l’illegalità a far salire l’asticella del Pil. La risposta alle polemiche di questi giorni, provenienti dai sindacati ai consumatori, sulla revisione dei criteri Istat per il calcolo del prodotto interno lordo, che terrà conto a partire da settembre anche di alcune attività illecite (droga, prostituzione e contrabbando) è arrivata ieri direttamente dall’Istituto nazionale di statistica.
«Non saranno queste le innovazioni che faranno crescere il Pil», ha sottolineato il direttore del dipartimento per i conti nazionali, Roberto Monducci, ai microfoni Rainews24, spiegando come da queste voci inserite a seguito delle nuove metodologie stabilite dalla Ue «ci si aspetta un impatto limitato». Le linee guida di Eurostat infatti «contengono indicazioni molto chiare su come calcolare questi aggregati e i risultati sono abbastanza limitati». Un tema che ieri ha fatto registrare anche l’intervento dell’Anm che ha chiesto all’Istat di fare «marcia indietro». «Il Pil criminale non esiste – è stata la replica di Maurizio Carbone, segretario dell’associazione nazionale magistrati – sarebbe un messaggio per il Paese estremamente negativo riconoscere e legittimare una simile mostruosità».
Al di là del fattore “illegalità”, dall’insieme delle novità in vigore con il nuovo sistema dei conti, il Sec 2010, ci si aspetta un impatto sulla crescita, ha confermato Monducci, «tra l’1 e il 2%» (ossia tra i 15 ei 30 miliardi). El’effetto più importante arriverà, come spiegato dall’ex presidente dell’Istat, Enrico Giovannini – promotore nel 2002 della rivalutazione delle voci che compongono la ricchezza nazionale – «dall’inclusione delle spese per la ricerca, che prima erano considerate dei costi, e di quelle militari, prima escluse».
In ogni caso la revisione dei criteri Istat, ha ricordato giovedì Nomisma, porterà «ripercussioni sugli indicatori di finanza pubblica». In particolare, se la revisione facesse salire il Pil del 2% «il rapporto deficit/Pil scenderebbe dello 0,1%. E questo mentre il debito/Pil calerebbe in maniera più sostanziale, di 2,6-2,7 punti se ci si trova al 135%. Il motivo dell’effetto amplificato sul rapporto debito/Pil è che tale rapporto è in Italia superiore al 100%». In questo modo il Governo potrebbe avere qualche margine di flessibilità in più nella nota di aggiornamento del Def attesa per il 1? ottobre. Un effetto «non scontato», avverte però Giovannini. Per passare dalle stime ai numeri reali occorrerà comunque attendere il 22 settembre, quando l’Istat renderà noti i nuovi dati.
Il Sole 24 Ore – 23 agosto 2014