Dopo la prima posizione, quasi a sorpresa, lo scorso anno, l’università di Verona sperava nella conferma. È arrivata, piuttosto una consacrazione. Come l’anno scorso, l’ateneo scaligero è al top della graduatoria stilata dal «Sole 24Ore» sulla base di statistiche ufficiali. Solo che questa volta, Verona è veramente «la prima della classe» in quasi tutti gli indicatori.
A cominciare dalla classifica generale, che la vede svettare in solitaria, davanti a Trento (l’anno scorso prima a pari merito) con un buon distacco. La media, 88 punti, viene ottenuta mettendo insieme diversi dati, a loro volta riassunti nelle due classifiche principali, quella della ricerca, e quella della didattica. Sul primo fronte, Verona conferma la prima posizione dell’anno scorso, maturata, soprattutto, grazie alla promozione a pieni voti dell’Anvur, l’ente ministeriale che si occupa di valutare la formazione scientifica degli atenei. Quest’anno, sempre l’Anvur ha premiato Verona anche sotto l’aspetto della qualità dei dottorati: il Sole ha recepito il dato posizionando l’ateneo al primo posto, assieme al Politecnico di Torino, in questo indicatore. La novità arriva invece dalla didattica: qui Verona è seconda, dietro il Politecnico di Milano, mentre l’anno scorso era settima. A trainare il miglioramento sotto l’aspetto della qualità dell’insegnamento, i dati sull’occupazione (quinta posizione su 61), sull’efficacia (ovvero la media dei crediti formativi ottenuti, e quindi degli esami «dati» in un anno dagli studenti: Verona è ottava) e la qualità degli stage (terza dopo Brescia e Piemonte Orientale). Infine l’università veronese si distingue anche per quanto riguarda la prevenzione della dispersione, con il 78% degli immatricolati al primo anno che si iscrivono al secondo senza abbandonare (14esimo posto).«Un’ottima notizia – commenta il rettore Nicola Sartor – anche perché non si tratta di riconoscere l’eccellenza nel campo della ricerca e della didattica, ma anche del giusto apprezzamento del nostro lavoro in quelle aree di intervento, come gli stage formativi presso le aziende e l’ingresso nel mondo del lavoro, che ci stanno particolarmente a cuore perché riguardano il futuro delle giovani generazioni». Ci sono anche gli aspetti meno positivi: l’indicatore dove l’ateneo di Verona ha la peggio è quello legato alla «sostenibilità», ovvero al numero medio di docenti di ruolo nelle materie di base per percorsi di studio. Anche in questo caso, però, si trova nella metà alta della classifica, al 28esimo posto. Inoltre, perdere punti all’università il giudizio degli studenti: quello Verona viene considerato il 28esimo ateneo dai propri stessi iscritti (l’anno scorso, però, la posizione era ben inferiore: 47esima).Va meno peggio per quanto riguarda la mobilità internazionale (Verona è 21esima). «Sono tre fronti su cui stiamo lavorando – spiega Alessandra Tomaselli, delegata del rettore alla didattica -. In particolare, per quanto riguarda la mobilità internazionale, va detto che il numero degli studenti che si recano all’estero è in costante aumento. Bisogna però lavorare sul riconoscimento dei crediti conseguiti all’estero». Per quanto riguarda la Ricerca, la prova del nove sarà l’anno prossimo, quando ci sarà l’aggiornamento dell’Anvur. «Quest’anno c’è stato un effetto rendita – nota Mario Pezzotti, delegato alla Ricerca – ma ci siamo dati comunque da fare con indagini interne per monitorare la qualità della produzione scientifica».Vanno bene tutte le università venete, nella classifica generale Padova è quinta e la Ca’ Foscari è nona. Tra le private si impone la Bocconi. «Un motivo di vanto – è il commento del governatore Luca Zaia – ma sarebbe bello che i nostri ragazzi potessero accedere all’istruzione superiore senza la tagliola dei test d’ammissione».
Davide Orsato – Il Corriere del Veneto – 21 luglio 2015