Il Frankenstein food continua a far paura agli italiani. Mentre negli Usa la Food and Drugs Administration sdogana il salmone geneticamente modificato, da noi i cibi Ogm vengono guardati con grande sospetto dai consumatori. Lo dicono i dati di Observa Science in Society, un centro di ricerca indipendente che lavora sui rapporti tra scienza e società, presieduto da Federico Neresini dell’Università di Padova.
Secondo gli autori dell’indagine, le tecnologie verdi vengono considerate pericolose dal 71 per cento dei nostri connazionali. Un dato che non si schioda da dieci anni a questa parte. Tutta colpa dell’ignoranza e della scarsa dimestichezza con l’informazione scientifica? Non proprio. Perché la percentuale non scende sotto il sessantaquattro per cento nemmeno tra i consumatori più alfabetizzati. Non è un atteggiamento oscurantista, dunque. Piuttosto una misura di prudenza fondata sul calcolo tra costi e benefici. Come dire che il cibo manipolato in laboratorio potrebbe rivelarsi dannoso, magari non subito. Un classico esempio di saggezza popolare. Che a sua volta può avere più di una spiegazione. Tra queste, il fatto che nella domanda crescente di sicurezza alimentare si nasconde in realtà un’esigenza di sicurezza esistenziale. Che fa del cibo la sintesi delle nostre paure. E del controllo su tutto quel che mangiamo il terreno di una battaglia tra bene e male. Mascherati da salute e malattia.
Il Venerdì di Repubblica – 12 gennaio 2013