Ricongiungere i contributi versati in gestioni diverse e assicurarsi così un’unica pensione sarà gratis. Ma non per tutti. La misura che il governo discuterà domani con i sindacati e che dovrebbe entrare in legge di bilancio lascerà fuori le venti casse professionali, eliminando l’onerosità solo all’interno del perimetro Inps.
Sarà dunque possibile per un’insegnante che ha lavorato in parte nel pubblico e in parte nel privato mettere insieme i contributi senza dover spendere cifre folli, tornando così alla gratuità assicurata sin dalla legge 322 del 1958, ma poi interrotta dalla contestatissima norma Sacconi, l’articolo 12 della legge 122 del 2010. Un meccanismo non altrettanto fruibile dal dottore commercialista, con un passato da dipendente pubblico. I dettagli saranno messi a fuoco al tavolo tecnico di domani, allorquando si parlerà dell’intero pacchetto pensioni da due miliardi: un miliardo per i pensionandi (con l’Ape e la flessibilità in uscita) e un miliardo per i pensionati. In quest’ultimo paniere le ipotesi sono ancora due: alzare o estendere la quattordicesima oppure elevare la no tax area, il livello di esenzione dalle tasse. Senza escludere un mix calibrato di entrambe. Il premier Renzi ieri ha però tolto definitivamente dal tavolo l’opzione di aumentare le pensioni minime, che lui stesso e sin da aprile aveva caldeggiato. In una lettera al quotidiano Libero ha ammesso «interventi sulle pensioni a reddito complessivo al di sotto dei mille euro », dunque pensioni «basse», non più minime.
La gratuità delle ricongiunzioni dovrebbe essere ottenuta con una modifica della legge di stabilità per il 2013 (la 228 del 2012). Laddove si tentava già di addolcire la norma Sacconi e di cumulare gratuitamente i periodi assicurativi presenti in tutte le gestioni previdenziali dell’Inps (quella ordinaria, l’ex Inpdap, l’ex Enpals e la gestione separata). Ma questo meccanismo non è mai decollato. «Per due motivi: vale solo ai fini della pensione di vecchiaia e solo per chi non ha vent’anni di versamenti in un unico fondo», spiega Maria Luisa Gnecchi, deputata pd che si batte dal 2010 in commissione Lavoro della Camera per correggere le distorsioni della Sacconi. In effetti in poco più di tre anni appena 806 lavoratori sono riusciti a mettere insieme i contributi senza pagare. Gli altri o accettano di versare cifre insostenibili (decurtando l’assegno futuro) oppure rinunciano all’uscita. L’idea del governo è togliere quei paletti e consentire la ricongiunzione gratuita anche ai fini della pensione anticipata e anche per chi ha blocchi di vent’anni in uno stesso ente. L’altra strada è «ripristinare la totalizzazione gratuita originaria», suggerisce Alberto Brambilla, “padre” di quella norma del 2005, da sottosegretario al ministero del Lavoro. «Si consente così che ciascuna gestione previdenziale eroghi il pro quota, paga cioè la sua parte, a parità di contributi versati, senza penalizzazioni, come avviene oggi».
Repubblica – 11 settembre 2011