Il nodo dei collegi. Resta aperta la discussione su premio e ripartizione tra seggi e listini. I tempi. Per disegnare i 260 collegi necessari per la Camera occorrono da quattro a otto settimane
ROMA — Gran compulsare di calendari e di bilancini per mettere a punto la nuova legge elettorale, data per imminente da molti ma ancora nei cassetti dei partiti. Corsa contro il tempo che comincia ufficialmente mercoledì 29 agosto, con la riunione del Comitato ristretto al Senato. La tempistica è resa complicata da molti fattori e deve tener conto dei paletti messi dal Quirinale. Il capo dello Stato potrebbe arrivare a uno scioglimento delle Camere solo dopo l’approvazione della legge di bilancio (il termine scade il 31 dicembre) e in presenza di una legge elettorale approvata compiutamente (collegi compresi) e da un’ampia maggioranza, di modo che non possa essere considerata come una norma fatta contro questo o quel partito. Un primo incontro tra Denis Verdini (Pdl), Maurizio Miglia-vacca (Pd) e Lorenzo Cesa (Udc) è previsto già lunedì. In quella sede si farà il punto per capire tempi e modalità. Un’idea d’accordo c’è già e prevede un sistema misto, d’impianto proporzionale ma con correttivi maggioritari: i seggi dovrebbero essere assegnati in parte con collegi uninominali e in parte con liste bloccate. Si prevede anche un premio di maggioranza, che dovrebbe andare al primo partito. E una soglia di sbarramento del 5 per cento o dell’8 in almeno tre Regioni (per favorire la Lega). Se l’impianto è ormai condiviso tra i tre partiti principali, restano da definire diverse cose. La dimensione del premio di maggioranza, che oscilla tra il io e il 15. Il Pd accetterebbe di rinunciare al premio alla coalizione ma solo in presenza della quota più alta (il premio potrebbe spettargli, secondo i sondaggi), mentre il Pdl vorrebbe tenerlo basso, intorno al io per cento. Altro elemento da definire, la quota di ripartizione tra seggi e collegi, per alcuni intorno al 5o per cento (ma si parla anche di 2/3 collegi e 1/3 listini bloccati). Infine, le modalità di assegnazione dei seggi in compensazione proporzionale e come premio di maggioranza: potrebbero essere assegnati prendendoli dai non eletti delle liste (quindi tra i nominati, messi dai partiti per garantire quadri e dirigenti senza appeal elettorale) oppure ripescati dai migliori perdenti dei collegi. L’ostacolo più grande resta quello dei collegi. Bisogna disegnarne 26o per la Camera e farlo non è semplice. C’è chi vorrebbe ripristinare automaticamente quelli del «Mattarellum», ma i cambiamenti demografici non lo rendono possibile. Per definirli, occorrono almeno quattro settimane (per Stefano Ceccanti ne servono almeno otto): potrebbe lavorarci una commissione ad hoc, oppure (e sarebbe la soluzione più spedita) l’ufficio elettorale della Camera, magari con la consulenza del funzionario Fabio Arcese, esperto di sistemi elettorali. Ma l’esame del provvedimento parte dal Senato, quando i collegi non saranno ancora pronti: quindi, dopo la prima lettura al Senato e il passaggio a Montecitorio, il testo dovrà tornare a Palazzo Madama. C’è da tener presente anche la difficoltà politica di disegnare i collegi, che a seconda di forma e dimensioni premierebbero un partito rispetto a un altro. E quello che gli esperti chiamano il «gerrymandering», dal nome del governatore del Massachusetts Elbride Gerry. Che per favorire una sua rielezione disegnò collegi così tortuosi da somigliare a salamandre («sala-mandering»). Considerando i tempi della campagna elettorale (almeno 45 giorni), è facile che si superi novembre e si arrivi a marzo. Lo conferma il vicepresidente dei senatori pdl Gaetano Quagliariello: «Non sono pregiudizialmente contrario all’ipotesi delle urne anticipate, ma realisticamente credo che non ci sia la possibilità tecnica di farcela entro novembre. Ricordo che in parlamento non ci sono solo Pd, Udc e Pdl: basta che Lega e Idv si mettano di traverso, per rallentare i tempi». Anche se Enzo Bianco, relatore del Pd al Senato, considera «autolesionistico» collegare la legge alle urne anticipate. E per il pdl Osvaldo Napoli «votare in autunno sarebbe una sfida alla sorte, viste le condizioni economiche».
I punti
L’impianto e i correttivi
1 Pd, Pdl e Udc avrebbero raggiunto un’ipotesi di accordo sulla nuova legge elettorale, che dovrebbe sostituire il «Porcellum»: un sistema di impianto proporzionale con correttivi maggioritari
I seggi e i listini bloccati
2 I seggi dovrebbero essere assegnati in parte con collegi uninominali e in parte con liste bloccate. La quota di ripartizione potrebbe essere 50%-50% o due terzi collegi e un terzo listini
La soglia di sbarramento
3 II sistema prevederebbe anche una soglia di sbarramento: per entrare in Parlamento ogni partito dovrebbe superare il 5% a livello nazionale o1’8% in almeno tre Regioni
II premio di maggioranza
4 Previsto un premio di maggioranza. II Pdl vuole fissarlo al 10% e assegnarlo al primo partito; il Pd è pronto a rinunciare alla volontà di assegnarlo alla coalizione vincente, ma chiede che sia del 15%
Corriere della Sera – 23 agosto 2012