Tolto qualche stipendio decisamente fuori da ogni parametro, per usare un eufemismo, quello percepito dal governatore Zaia appare in linea con le buste paga dei colleghi governatori delle Regioni d’Italia: il presidente del Veneto percepisce al netto dei rimborsi a pié di lista, 5.501 euro al mese, cui vanno aggiunti rimborsi per attività istituzionali di 4.390 euro. Le cifre, diffuse ieri dal quotidiano “Libero”, sono contenute nel rapporto aggiornato al 10 luglio scorso della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome. Sul fatto di aver assottigliato i propri rimborsi spese, Zaia mena vanto. E in effetti a guardare le paghe dei colleghi, si nota che riguardo a questa voce largheggiano assai. Le presenze in aula a Palazzo Ferro Fini dei consiglieri e degli assessori
Ad esempio il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola guadagna 4.971 euro a cui vanno aggiunti rimborsi fra i 7744 e i 9624 euro. Anche in Piemonte si rimborsa a spron battuto. Il presidente Cota percepisce 4907 euro più minimi 3739 e massimi 7543 euro di rimborsi. Qualche altro confronto con lo stipendio di Zaia aiuta a districarsi nella giungla delle cifre. Il presidente della Lombardia Formigoni percepisce 5.400 e rimborsi fra un minimo di 5866 e 9366 euro. Come dire che il Celeste può portare a casa poco meno 15 mila euro (lordi) al mese. Il collega Vasco Errani, presidente dell’Emilia Romagna, porta a casa 5491 euro cui vanno sommati 2277 euro. E il presidente del Friuli-Venezia Giulia Renzo Tondo, per restare a realtà territoriale comparabili con il Veneto, percepisce 7.327 euro più 735 euro di rimborsi.
Insomma la Regione Veneto, che già ha sforbiciato sulle indennità dei propri rappresentanti istituzionali elettivi e non, si barcamena più o meno come le altre regioni d’Italia. Fra l’altro gli assessori di Palazzo Balbi guadagnano 4634 più 4390-6036 euro di rimborsi. Certo in altre regioni alcuni stipendi suonano scandalo solo a sentirli. La presidente del Lazio Polverini guadagna 8250 euro più 3503 di rimborsi, quello della Sicilia Lombardo (dimissionario) 10293 più massimi 3899 euro.
In Veneto stupisce in Consiglio regionale girino stipendi anche superiori a quelli di presidente della giunta e assessori. Al presidente del Consiglio Clodovaldo Ruffato ad esempio è attribuito lo stesso importo di Zaia. Ruffato ieri però negava: «Quelli sono importi del 2011» dice. Il suo cedolino sarebbe di 6700 euro netti più 1400 di rimborsi. I vicepresidenti del Consiglio Matteo Toscani (Lega) e Franco Bonfante (Pd) percepiscono 4901 più rimborsi per 6820-7821 euro. Insomma più di Zaia e Ruffato. E un semplice consigliere veneto? Prende 3433 euro più 5143-7229 euro di rimborsi.
Le presenze in Consiglio regionale
In testa alla classifica delle presenze, figurano sette consiglieri-recordman che hanno partecipato a tutte le 127 sedute tenute dall’inizio della legislatura: tre i veronesi Paolo Tosato (Lega), Franco Bonfante e Roberto Fasoli (Pd) oltre a Costantino Toniolo, Claudio Sinigaglia, Mariangelo Foggiato e Dario Bond. Per una sola seduta «saltata» nella pattuglia non entra Gustavo Franchetto (Idv). Sempre in alta classifica alrti due veronesi: Stefano Valdegamberi (Udc) con 119 sedute mentre Davide Bendinelli (Pdl) gli è alle spalle per un solo punto. Più in giù, nel ruolino delle presenza, c’è Giancarlo Conta (Pdl) con 110 partecipazioni alle sedute mentre fanalino di coda è l’assessore Massimo Giorgetti (Pdl), presente solo 84 volte. In fondo alla classifica, del resto, si trovano soprattutto gli assessori oltre al presidente Luca Zaia (25 presenze): ma c’è anche da dire che buona parte della colpa risiede nei loro numerosi impegni istituzionali.
Le presenze in aula a Palazzo Ferro Fini dei consiglieri e degli assessori
Regione spa, nuovi tagli agli stipendi
Ruffato: «Troppe differenze nei soldi ai manager, serve una legge per armonizzarli». E mostra la sua busta paga: 6.700 euro al mese
Sventola la sua busta paga, per smentire Libero (che ieri ha pubblicato tutti gli stipendi dei consiglieri regionali d’Italia, affibbiandogli la bellezza di 9 mila euro) e per dimostrare come l’azione moralizzatrice culminata col taglio delle indennità a Palazzo Ferro Fini non è stata un bluff ma si fa sentire a fine mese, «eccome se si fa sentire!». Il presidente del consiglio Valdo Ruffato guadagna 6 mila 700 euro netti al mese, spicciolo più, spicciolo meno. «Prendevo di più quando lavoravo per conto mio» sospira, spiegando di avere «una marea di spese» da quando si è buttato in politica. Chissà, forse è anche per non lasciare incompiuta la campagna di contenimento della spesa già avviata sulla pelle dei consiglieri (e il mal comune, in fin dei conti, è sempre un mezzo gaudio) che Ruffato annuncia di voler portare in consiglio «un provvedimento che armonizzi gli stipendi dei manager nominati nelle società della Regione», da Veneto Sviluppo a Veneto Agricoltura, da Cav a Sistemi Territoriali.
«Non è più tollerabile che ci siano amministratori che percepiscono 144 mila euro l’anno ed altri a cui vengono corrisposti gettoni di poche decine di euro, per non dire di quelli che non prendono un bel nulla – spiega il presidente del consiglio -. Nella consapevolezza che esistono responsabilità diverse e che non tutte le società e le agenzie sono uguali, vogliamo procedere con un livellamento dei compensi». Chiacchiere d’agosto? Mica tanto: «Abbiamo già iniziato a parlarne nell’Ufficio di presidenza, vorremmo presentare al più presto un testo condiviso da tutte le forze politiche, anche se non è facile perché ogni ente ha una sua legge istitutiva che stabilisce cariche e compensi».
Nell’attesa, verrà sicuramente presentata una legge per ripristinare se non del tutto almeno in parte gli stipendi del difensore civico e del tutore dei minori, ridotti al 30% con un emendamento blitz alla Finanziaria e già oggetto di due distinti ricorsi al Tar: «E’ stato un errore, una ripicca ingiusta e vi porremo rimedio». Il consueto incontro di mezza estate con la stampa è poi occasione utile per Ruffato, oltre che per diffondere i numeri sull’attività in aula che potete leggere nel grafico qui sopra, anche per stilettare il governatore Luca Zaia («Leggo che ora vuole bloccare le costruzioni, ma di concreto qui non si è ancora visto nulla, non ci sono atti») e l’alleato leghista («I ruoli si sono invertiti rispetto alle scorse legislature, ora è il Pdl a fare le bizze»), e per ribadire la volontà del consiglio di non arretrare di un passo nei rapporti con la giunta («Non abdicheremo alle nostre prerogative, abbiamo il diritto ed il dovere di indirizzare l’esecutivo e programmare l’attività della Regione »), un tema particolarmente scottante soprattutto dopo quel che è successo col Piano socio sanitario che, stritolato nel braccio di ferro tra le due sponde del Canal Grande, domani potrebbe essere impugnato dal governo di fronte alla Corte costituzionale.
«Assistiamo ad un’ingerenza costante del consiglio dei ministri e della Consulta sulle vicende regionali – attacca il presidente – anche con decisioni scandalose, come quella di fine luglio che costringe le Regioni ordinarie ad adeguarsi alla riduzione dei consiglieri, lasciando invece mani libere a quelle a statuto speciale». Proprio il numero dei consiglieri, che il governo ha fissato in 50 mentre Palazzo Ferro Fini ha stabilito in uno ogni 100 mila abitanti, oltre che la prevista soppressione di alcune Province, costringerà poi il consiglio a rivedere quanto prima non solo lo statuto ma anche la legge elettorale, inseriti tra le priorità dei prossimi mesi accanto alle schede ospedaliere, all’assestamento di bilancio, alla legge (per l’appunto) sul riordino delle Province, a quella sulle comunità montane ed alla «legge quadro » sul turismo. Si dovrà poi procedere al rinnovo di metà mandato delle commissioni e dell’Ufficio di presidenza: «Se non ci sarà l’accordo di tutti i capigruppo sul mio nome – chiude Ruffato – sono pronto a sottopormi al voto dell’aula».
da Mattino di Padova e Corriere del Veneto – 23 agosto 2012