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Rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, sul tavolo 2,5 miliardi. I sindacati: risorse ancora insufficienti. Intanto è scontro sull’attesa riforma della dirigenza

Sul tavolo 2,5 miliardi per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, dopo un blocco di 7 anni. A svelare la cifra che il Governo sarebbe pronto a mettere sul piatto sono gli statali della Uil, che parlano però di risorse «ancora insufficienti». Si tratta dei primi numeri che circolano e la partita deve essere ancora giocata, sia sul campo dei conti, con la legge di Bilancio, sia su quello del confronto tra le parti.

Un’apertura però arriva dal viceministro all’Economia, Enrico Morando: «Non escludo che la somma per il rinnovo dei contratti degli statali sia troppo esigua e che sia necessario aumentarla», mantenendosi «sotto la cifra indicata dai sindacati», pari a 7 miliardi, «e sopra a quella che abbiamo scritto noi», pari a 300 milioni. Intanto cresce l’attesa per la riforma della dirigenza, in attuazione della delega Madia. Il decreto dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il prossimo giovedì, ma l’esecutivo è ancora a lavoro per limare il testo.

I sindacati dei dirigenti intanto avvertono: niente scappatoie, con «fasce di colleghi che starebbero cercando di sottrarsi» alle nuove regole. Nel caso Unadis e Confedir sarebbero intenzionate a fare ricorsi. Insomma il fronte della Pubblica Amministrazione, nonostante il periodo vacanziero, è in fermento.

Dai sindacati continuano a giungere richieste per incrementi salariali vicini a quelli dei privati, dopo che lo stesso premier Matteo Renzi aveva annunciato, a fine luglio, di volere «mettere più denari» sul capitolo. La Uil Pa nei giorni scorsi aveva quantificato in 7 miliardi la cifra necessaria per il triennio 2016-2018. E ora la Uil Fpl, con il segretario generale Giovanni Torluccio, sottolinea che le «maggiori risorse che il Governo vorrebbe mettere a disposizione» sono «ancora insufficienti». Il sindacalista infatti svela: «dai contatti avuti con il ministero, la cifra che il Governo ipotizza di stanziare sarebbe di circa 2,5 miliardi a regime, ovvero alla fine del 2018». Budget ritenuto plausibile anche da altre fonti. La Cisl, con il segretario confederale Maurizio Bernava, tiene a precisare che «al sindacato non piace fare l’asta», ma il rinnovo deve essere «serio». Il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, attende l’incontro all’Aran per discutere sia della parte economica che di quella normativa. Il nodo infatti non sta solo nel quanto ma anche nel come distribuire le risorse. Al riguardo Morando conferma l’intenzione di non procedere con aumenti a pioggia.

Nel calendario della P.a. prima dei contratti viene però la riforma della dirigenza, con la creazione del ruolo unico, la determinazione della durata degli incarichi (quattro anni), l’accesso per concorso con esame di conferma dopo tre anni (altrimenti si retrocede). In linea di principio le novità trovano il favore dei sindacati, che però lanciano l’allarme su eventuali discriminazioni. «In una riforma che già non comprende tutta la dirigenza della Repubblica, perché esclude prefetti e diplomatici, professori universitari e presidi, vogliamo creare ulteriori divisioni?», si chiede Barbara Casagrande, segretario generale di Unadis e Confedir.

Statali, i sindacati uniti contro la riforma dei dirigenti pubblici

A pochi giorni dal consiglio dei ministri che dovrà scrivere la riforma della dirigenza pubblica, si infiamma il fronte sindacale. A far discutere maggiormente è l’intenzione del governo di far decadere dopo sei mesi dall’entrata in vigore della riforma, tutti gli incarichi dirigenziali di prima e seconda fascia, creando però una clausola di salvaguardia per i direttori generali, che vedrebbero i loro incarichi rinnovati in automatico, si legge su “il Messaggero“.

«Nulla di più errato di creare divisioni come riportato in alcune indiscrezioni con certe fasce di colleghi che starebbero cercando di sottrarsi dall’azzeramento degli incarichi», spiega Barbara Casagrande, segretario generale di Unadis (sindacato dei dirigenti di Stato) e Confedir (confederazione autonoma dei dirigenti e quadri della P.a.). «In una riforma che già non comprende tutta la dirigenza della Repubblica, perché esclude prefetti e diplomatici, professori universitari e presidi», prosegue, «vogliamo creare ulteriori divisioni?». Il concetto, insoma, è niente scappatoie per alcuni. La riforma, dice ancora il segretario generale di Unadis, «deve partire, in tutta la sua forza innovatrice. E per farlo occorre che sia varato un sistema unico di valutazione dei dirigenti della Repubblica e istituita un’alta commissione imparziale per il conferimento degli incarichi dirigenziali». Secondo la sindacalista «senza questi presupposti (sistema unico oggettivo di valutazione, criteri di conferimento incarichi, commissione imparziale, retribuzioni omogenee a parità di funzioni) la riforma sa tanto di precarizzazione iniqua e di lottizzazione».

Sindacato pronto ad impugnare la riforma

I punti salienti sono noti. Una volta decaduti dagli incarichi, i dirigenti dovranno partecipare a interpelli per trovare una nuova collocazione e saranno valtuati da una commissione indipendente. Il posto da dirigente non sarà più senza scadenza. Un incarico non potrà durare più di quattro anni rinnovabili per altri due anni. Poi bisognerà cambiare ufficio. Chi non trova una collocazione e rimarrà senza incarico, non percepirà la parte variabile della retribuzione. Per ogni anno che passa senza un ruolo operativo, il dirigente si vedrà decurtata anche la retribuzione fissa del 10%. Dopo sei anni fuori dai ranghi, il dirigente potrà essere licenziato, a meno che non accetti volontariamente di essere degradato a semplice funzionario. La dead line per approvare definitivamente le norme sulla dirigenza pubblica è il 28 di agosto, poi la delega al governo andrà a scadenza. Il decreto dovrà comunque fare il suo iter parlamentare e ottenere il parere del Consiglio di Stato. Il testo che licenzierà il governo, insomma, è probabile che non sia quello definitivo.

Il Mattino e Il Secolo d’italia – 23 agosto 2016 

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