Sindacati pronti alla mobilitazione contro l’ipotesi di ntrodurre un nuovo contributo di solidarietà temporaneo, aggiuntivo rispetto a quello del governo Letta.
È allo studio dei tecnici del governo in vista della legge di stabilità, insieme al prestito pensionistico per dare un sostegno economico a chi è a 2-3 anni dalla pensione e lasciail lavoro, chepoidovràrestituirlo: verrebbe trovata così una soluzionepericosiddetti”esodandi”, i cassaintegrati che rischiano di perdere il posto ma non hanno ancoral’età per la pensione. Insieme a una stretta sui “privilegiati” del contributivo, per impedire chepossanoaverepensionisuperiori aquellematurateconilsistemaretributivo. Finoal2011, il coefficiente di rendimento veniva congelato in corrispondenza del quarantesimo anno contributivo, sesi rimaneva in serviziooltre questo limite non si aveva alcun vantaggio sull’assegno pensionistico. Si sta ragionando di ripristinare quanto previsto in origine dalla riforma Fornero, ma eliminato nella versione definitiva del Dl 201/2011, che togliendo il tetto dei40annihafattosìchelaprosecuzione dell’attività lavorativa producesseunincrementosensibile della rendita previdenziale a causa della valorizzazione della quota contributiva.
Ma torniamo all’ipotesi del nuovo contributo di solidarietà cheha portato i sindacati dei pensionati sul piede di guerra. La legge di stabilità del governo Letta ha introdotto a partire dalla quota eccedente 14 volte il trattamento minimo di 501 euro, ovvero oltre i 91.251 euro di pensione (7mila euro lordi, pari a 4.400 euro netti) un’aliquota del 6%, che diventa del 12% e del 18%, per le quote eccedenti rispettivamente fino a 20 e 30volte il trattamento pensionistico minimo. Un nuovo intervento, per produrre deirisultati apprezzabili, dovrebbe toccare le pensioni della classe media, considerando che l’85% dei quasi 16 milioni di pensionati ha un assegno mensile fino a 2mila euro lordi. Ipotizzando un nuovo contributo del 5% per la fascia di pensioni chesupera 5 volte il trattamento minimo, ovvero di 2.500 euro al mese (1.800 euro netti) si ricaverebbero 2,5 miliardi. Salendo alla fascia compresa tra oltre 8 volte il trattamentominimo(4mila euro lordi, pari a 2.700 euro netti al mese) e 14 volte, si ricaverebbero invece 780 milioni. È alle pensioni di “bronzo” dunque che si guarda, poiché da un ulteriore interventosulle pensioni d’oro si ricaverebbe poco: solo per fare un esempio, le pensioni ricche che superano 21 volte il trattamento minimo, da 10.521 euro lordi mensili, sono in tutto 6.800 e rappresentano 2,6 miliardi sui 270 miliardi di spesa pensionistica.
L’ipotesi è di applicare il contributo di solidarietà alla differenza tra la pensione che si sarebbe maturata con il sistema contributivo e quella più generosa pagata con il sistema retributivo. Ipotesi considerata ragionevole da Giuliano Cazzola (Ncd): «Seapplicato al differenziale, ovvero in base al ricalcolo rispetto ai contributi realmente versati, ammesso che sia possibile da realizzare soprattutto nel pubblicodove è più difficile reperire i dati, sarebbe certamente più ragionevole rispetto alla logica dell’asticella secca, a condizione che sia un intervento temporaneo». L’Inps non è stato incaricatodal governo di elaborare simulazioni, che sarebbero assai difficili per i dipendenti pubblici, specie per gli statali, per i quali i dati sui versamenti contributivi sono stati contabilizzati solo dal ’96, dopo la riforma Dini.
Di «ipotesi premature» parla il sottosegretario all’Economia, Paolo Baretta: «Se a certe pensioni chiederemo un contributo quando non riusciremo a trovare i fondi per garantire gli 80 euro ai pensionati da mille euro mensili, non mipare unoscandalo». La leader dello Spi Cgil, Carla Cantone, è contraria a unintervento sulle pensioni retributive: «Lasciate in pace i pensionati, che hanno perso il 30% del potere d’acquisto negli ultimi 15 anni. Cimobiliteremo, la pazienza èfinita». Per Cesare Damiano (Pd) «mettere in allarme 15 milioni di pensionati che hanno soltanto la colpa di essere andati in pensione con il calcolo retributivo è una follia». Anche per Renato Brunetta (Fi) è «follia solo parlarne, provoca incertezza». Di «infortunio estivo» parla Maurizio Sacconi (Ncd) che giudica «discutibile il prelievo già esistente». Difende l’intervento, invece, Andrea Vecchio (Sc): «Si cerca di approntare un prelievo sacrosantoda quelle pensioni retributive che sono esclusivamente retaggio di posizioni di privilegio e di casta inaccettabili».
Il Sole 24 Ore – 21 agosto 2014