Il Servizio igiene alimenti dell’Ulss di Vicenza l’ha scoperto in un supermercato della città nel corso di un campionamento di routine. È di produzione lombarda. Un brand nazionale conosciuto distribuito da una ditta berica Ferrarini: «Potrebbe dipendere da una lacuna nella lavorazione»
In un supermercato di Vicenza ne è stato trovato un esemplare con la salmonella Il salame, un cacciatorino piuttosto morbido e gustoso, uno di quelli di piccola taglia color rosso rubino, conteneva batteri della salmonella typhimurium, il sierotipo più pericoloso in assoluto, ed era in vendita in un supermarket cittadino. I veterinari del Sia dell’Ulss di Vicenza, il Servizio igiene degli alimenti di origine animale che ha sede in via Camisano, l’hanno scoperto in uno dei mille e oltre campionamenti di routine che fanno ogni anno nell’ambito dei loro compiti di vigilanza sanitaria. Il salame è stato spedito al laboratorio dell’Istituto zooprofilattico di Legnaro, e l’analisi ha fatto emergere la presenza del batterio della salmonellosi, che può provocare gravi forme di gastroenteriti e di infezioni intestinali. È accaduto lo scorsa settimana. Il direttore del Sia Stefano Ferrarini, quando ha ricevuto il risultato dell’esame batteriologico, non ha perso un attimo, e ha fatto scattare, come si fa sempre in queste situazioni, l’allerta rapido, la procedura di allarme sull’intero territorio nazionale per il ritiro immediato del prodotto. Il salame era stato venduto da un’azienda vicentina, che lo distribuisce in tutta Italia dopo averlo acquistato dal salumificio lombardo che lo produce come specialità della casa, un brand nazionale piuttosto noto e pubblicizzato. La competenza territoriale era, perciò, dell’Ulss di Vicenza, ed è qui che hanno fatto ritorno le partite di cacciatorino che si trovavano ancora negli scaffali dei supermercati, delle salumerie, dei negozi di alimentari. Dei 350 chili di prodotto immesso nella catena commerciale e arrivato sulle tavole degli italiani ne erano rimasti un’ottantina, che Ferrarini ha avviato subito alla distruzione in una ditta specializzata della provincia di Vicenza. Nello stesso tempo, dagli uffici del Sia, è partita la segnalazione del salame alla salmonella per l’Asl lombarda che vigila sul perimetro istituzionale in cui opera la salumeria produttrice del salame avariato, e che ha pure la facoltà di denunciare il fatto all’autorità giudiziaria. «Può essere stato – spiega il responsabile del Sia – una lacuna nel processo di lavorazione dell’insaccato. A volte basta una componente sbagliata. Potenzialmente ogni prodotto può presentare una contaminazione. Le valutazioni sono quotidiane, ma la garanzia totale non esiste». Per questo l’attenzione dei veterinari vicentini, una squadra preparata e compatta, è massima. I controlli sono minuziosi e costanti per evitare rischi ai consumatori. E, proprio perché non si abbassa mai la guardia, allerta del genere, che partono da Vicenza o arrivano da altre province, sono frequenti. In un anno sono mediamente un centinaio, 20 dall’interno e 80 da fuori.
Ieri, in un lotto di rane pescatrici fresche i veterinari vicentini hanno scoperto la presenza di larve di anisakis, vermi parassiti che possono diventare molto pericolosi per la salute se il pesce viene consumato crudo, soprattutto se non è stato eviscerato subito. Il pesce infestato può causare gastroenteriti con forti dolori addominali, ma anche occlusioni intestinali e perforazioni dello stomaco.
Sempre la scorsa settimana l´allarme del Sia è suonato dopo che una sorprendente segnalazione giunta da una mensa scolastica. Un pezzo di metallo, pare una maglia di nastro trasportatore, è stato trovato in una confezione di merluzzo surgelato pronta per essere portata in cucina. Anche in questo caso il dott. Ferrarini ha dato l´ordine del ritiro in tutta Italia del merluzzo surgelato. «I motivi c´erano. Lo abbiamo fatto per precauzione». Le confezioni erano state vendute nel Nordest e nel Lazio. Grazie alla rintracciabilità del prodotto sono tornati indietro 150 chili di pesce bianco, ma nei supermercati e nei negozi ne erano arrivati 400. Il surgelato sospetto si produce in Olanda, ma a importarlo è una ditta vicentina, alla quale è toccato, pertanto l´onere di distruggere tutte le confezioni ritirate dal commercio. Altra sorpresa negativa, questa volta su segnalazione giunta da una mensa comunale veronese, la presenza di scatole di tonno bombate. Scatole che scoppiavano letteralmente. L´olio bolliva. Veniva fuori un odore nauseabondo
Il Giornale di Vicenza – 20 marzo 2013