Il Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo il nuovo regolamento per prevenire e reagire ai focolai di malattie negli animali, come la peste suina africana o l’aviaria, e per limitare l’introduzione di nuovi parassiti pericolosi all’interno dell’Ue. Questo nuovo regolamento (106 atti delegati e 57 atti di esecuzione) si propone di sostituire 40 diversi atti legislativi europei, il più vecchio dei quali risale al 1964. L’obiettivo è quello di istituire un quadro normativo unico, semplificato, trasparente e chiaro che preveda una ripartizione precisa ed equilibrata dei ruoli e delle responsabilità tra le autorità competenti degli Stati membri, le istituzioni dell’Ue, il settore agricolo, i proprietari di animali e altri in sede di monitoraggio, prevenzione e controllo di diverse malattie animali. Il testo originario. Il testo approvato (parte 7)
Insieme al regolamento sulla revisione dei controlli ufficiali, il nuovo Animal Health Law riforma e semplifica le norme europee sulla salute animale e la catena alimentare. La riforma prevede, tra l’altro, sistemi di controllo più ferrei lungo i confini con Paesi terzi. Le norme autorizzano inoltre la Commissione europea ad adottare misure urgenti per i focolai pericolosi
Protezione e salute degli animali e salute pubblica. Il nuovo regolamento precisa che tutela gli animali negli allevamenti costituisce anche una questione di salute pubblica, in quanto circa il 70% delle malattie infettive sono comuni ad animali ed esseri umani.
“Siamo tutti mammiferi. Il benessere è la parte più importante del nostro sistema immunitario. Per un umano come per un maiale o una mucca. All’interno dei corpi si tratta dello stesso meccanismo”, ha detto la relatrice del rapporto approvato, l’eurodeputata Marit Paulsen, svedese e liberale. Nel testo approvato viene anche ribadita l’importanza di promuovere buone pratiche zootecniche e la presa in considerazione, per quanto riguarda il trasporto degli animali, di fattori come la durata del viaggio e il numero di operazioni di raggruppamento.
Viene toccato anche l’argomento “animali selvatici”, anch’essi responsabili di diffusione di malattie infettive, con la richiesta di rigorose misure di monitoraggio e controllo da parte delle autorità competenti e l’ampliamento della stessa nozione di “animali selvatici” per includervi gli animali che sono stati precedentemente detenuti ma non sono più sotto il diretto controllo di un proprietario.
Resistenza agli antibiotici e uso più responsabile di medicinali. L’esperienza ha dimostrato quanto possa incidere il costo di insorgenze di malattie, come l’afta epizootica del 2001, sulla società sia direttamente (per gli agricoltori colpiti) che indirettamente sotto forma di spese mediche e perdita di reddito da turismo. Le nuove norme in materia di malattie degli animali danno maggior enfasi alla prevenzione a all’adozione di una migliore zootecnica e un uso più responsabile di medicinali veterinari. Le norme autorizzano la Commissione europea ad adottare misure urgenti per affrontare focolai di malattie che hanno un grande impatto sulla salute pubblica e sulla produzione agricola, come la Bluetongue, la pesta suina africana o l’influenza aviaria.
Un libero mercato – ma non una libera diffusione delle malattie. Viene proposta la modifica dell’articolo 169 sulle misure nazionali per gli animali terrestri in modo da prevedere misure di salvaguardia aggiuntive, a condizione che si fondino su una base strettamente scientifica e non siano adottate per motivi economici, ad esempio come restrizioni dissimulate al commercio. Il regolamento evidenzia come un mercato interno funzionante richieda anche un buon controllo degli animali che vivono in un paese confinante con l’Ue, e perciò prevede l’istituzione di rigorose zone cuscinetto per impedire, ad esempio, che la febbre suina entri nell’Ue dai paesi vicini.
Gli Stati membri dovrebbero quindi, con tutta l’assistenza tecnica necessaria a livello europeo, avere l’obbligo di adottare misure di biosicurezza efficaci lungo i confini con i paesi terzi. Sempre per questo motivo, è stato proposto di sostituire l’attuale lista nera delle piante e dei prodotti vegetali provenienti da alcuni paesi o regioni cui è vietato l’ingresso in Ue, con una lista “in positivo”, cioè una lista di paesi e prodotti che non presentano un grave rischio per l’agricoltura e che, quindi, possono essere importati nell’UE.
“Da una parte dobbiamo assicurare il libero commercio, importante per la crescita economica e la creazione di lavoro, e dall’altra dobbiamo affrontare il problema delle patologie infettive – ha commentato la relatrice Paulsen –. Nel libero scambio di animali e prodotti animali, è necessario creare un sistema di controllo molto chiaro. Arrivare a questo equilibrio è fondamentale”.
Le proposte di Regolamento (Animal Health Law e Controlli Ufficiali) sono ora al vaglio del Consiglio dell’Unione Europea che dovrà procedere all’approvazione definitiva
Notizie tratte da Agronotizie – 17 aprile 2014