Oggi si preannuncia una nuova battaglia a Roma per il Veneto. E’ in programma la conferenza dei governatori, che dovranno trovare velocemente l’intesa se vogliono ottenere i soldi del Fondo sanitario 2015, anticipato dalle Regioni alle rispettive Usl sulla base dello storico. Se oggi i presidenti riusciranno ad arrivare ad una quadra sui criteri del riparto dei 110 miliardi stanziati per l’anno ormai al termine, domani potrebbero ottenere l’ok definitivo in Conferenza Stato Regioni. I parametri dovrebbero essere quelli del 2013, cioè numero dei residenti e della popolazione anziana più qualche piccolo aggiustamento, quindi slitta ancora la suddivisione basata sui costi standard rivendicata da Luca Zaia. E benedetta anche dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Per Palazzo Balbi è una batosta perché allora, secondo un pre-accordo ufficioso tra le Regioni, ancora una volta le maggiori risorse andrebbero alla giunte in rosso.
E di conseguenza alla giunta Zaia, forte di un bilancio in attivo, dovrebbe arrivare una quota vistosamente decurtata da 8,8 miliardi a 8,7. Riduzione causata anche dal mancato aumento del Fondo sanitario nazionale deciso dal governo Renzi e dal «soccorso» alla Liguria, che si dice fortemente in difficoltà, tanto da aver presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la manovra al ribasso di Palazzo Chigi, «colpevole» di averle tolto 65 milioni di euro. Altri 6,2 milioni la stessa Regione dovrà toglierli ai Livelli essenziali di assistenza, per dirottarli al fondo obbligatorio per l’acquisto di medicinali innovativi e al ripristino delle progressioni di indennità per la dirigenza medica.
Risultato: «colletta» tra le Regioni con i conti a posto, tra cui appunto il Veneto, che sembra destinato a «donare» 30 milioni di euro.
Un pasticcio che potrebbe concludersi oggi con un accordo a metà. Ovvero, secondo le ultime indiscrezioni filtrate ieri sera, la Conferenza straordinaria dei governatori dovrebbe definire i criteri politici del riparto, che però arriverà solo a fine anno. In compenso si attende una sorta di accordo in vista di domani, quando si deciderà la nomina del successore del coordinatore delle Regioni, Sergio Chiamparino. Per la successione si fa il nome di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, già bersaniano e poi renziano.
No benchmark, no riparto 2015: oggi dai governatori solo i criteri
No benchmark, no riparto. Tra i tanti ritardi accumulati nell’attuazione di norme e provvedimenti di varia natura riguardanti il Servizio sanitario nazionale, non manca quello relativo al benchmark delle 3 regioni di riferimento sulla cui base costruire il riparto del Fondo sanitario nazionale. E così oggi la Conferenza straordinaria dei governatori non arriverà ad alcun riparto del Fondo sanitario 2015. Saranno definiti i criteri “politici” per il riparto. Che arriverà soltanto dopo il benchmark. In ogni caso, come si dice a Roma, a “babbo morto”: quando l’anno sarà bell’e finito.
L’anno sta finendo, ma del riparto del Fondo sanitario 2015 non v’è traccia. E neppure domani ce ne sarà, quando i governatori con grande sfoggio hanno indetto una riunione straordinaria. Che di straordinario avrà (in seduta riservata) solo la pre-decisione per giovedì sulla nomina del successore di Sergio Chiamparino, l’ormai pressoché sicuro modenese e governatore emilian-romagnolo Stefano Bonaccini, già bersaniano di ferro poi renzianissimo della (quasi) prima ora. Ma di riparto vero e proprio non ci sarà ancora traccia.
Più prosaicamente i presidenti di regione si occuperanno della messa a punto dei criteri (abbastanza politici) che saranno da base per scrivere tutti i numeri del Fondo sanitario da 110 mld circa per il 2015. Ovvero per l’anno che sta ormai finendo. I governatori valuteranno (numeri e zero virgola alla mano) fondino, quota indistinta ecc. Poi aspetteranno che sia elaborata la graduatoria del benchmark della rosa delle tre regioni “regine” del 2014. Quella sarà la carta decisiva per eliminare tutte le virgole e scrivere i numero finali del Fondo 2015. Ma domani no, nessun riparto. Quello delle poltrone sì, anche se non tutte: sulle commissioni (salute ecc) si prenderà altro tempo.
Il Corriere del Veneto e Il Sole 24 Ore sanità – 25 novembre 2015