La ricetta: «Revisione dei costi standard, lotta alla corruzione, e-health e agenzia di monitoraggio nazionale». La revisione e la trasparenza di tutti i costi, anche degli attuali costi standard. La lotta senza quartiere alla corruzione, che è possibile e a portata di mano. Una cura massiccia di e-health per spendere meno e meglio. Un management scelto per le sua professionalità e non asservito alla politica e ai partiti.
E una spuntatina d’unghie al potere regionale, riportando la barra al centro, con un’Agenzia nazionale che garantisca trasparenza, confronti e concorrenza tra pubblico e privato, monitoraggi costanti e un universalismo effettivo da nord a sud. Cinque carte per vincere (e risparmiare) al tavolo della spesa sanitaria. Per cambiare il dna del Ssn e salvare, migliorando la qualità dei servizi. Fino a far risparmiare il 20% ad asl e ospedali: 22 mld in meno in 5 anni.
La sfida per fare dappertutto del Ssn una casa di vetro capace di coniugare buona (e minore) spesa e servizi all’altezza, arriva dal «Rapporto Glocus» che sarà presentato domani a Roma, presente la ministra Lorenzin. Un rapporto che arriva nel bel mezzo dell’esame della manovra 2015 con i governatori in allarme per i tagli che, sostengono, rischiano di ridurre pesantemente proprio i servizi sanitari. Ma Linda Lanzillotta (Scelta civica), vice presidente del Senato e presidente di Glocus, la pensa diversamente. «Ogni anno si drammatizzano le riduzioni di spesa. Senza mai fare una vera analisi dei fattori di costo e di come potrebbero essere fortemente ridimensionati anche migliorando qualità e prestazioni». Col sottinteso che l’eccesso di potere conquistato in questi anni dalle regioni, ha attribuito loro una logica di «condizionamento» che ha drenato risorse a settori strategici per indirizzarle alla sanità.
La revisione dei costi, secondo lo studio, deve partire dall’aggiornamento della rimunerazione (Drg) degli interventi in ospedale: vecchi, maturi, che non premiano le novità tecnico-scientifiche e rappresentano un deficit per il Ssn ma talvolta un surplus per i privati. Poi proseguire con un nuovo elenco degli ausili ai disabili, fermo a 15 anni fa e sganciato dalle tecnologie. Paradossi tali, spiega Lanzillotta, che il Ssn talvolta «rimborsa al fornitore un prezzo più alto di quello che si trova al negozio».
Un cambio di paradigma in cui anche le imprese dovranno però fare la loro parte. E che si aggiunge alla revisione degli attuali costi standard: «Sfatiamo – afferma la presidente di Glocus – il mito dei costi standard e della mitica siringa: così, oggi, lo standard incorpora inefficienze e sprechi. Mentre va fatto sui processi più virtuosi da prendere come riferimento anche con un’analisi dei prezzi grazie alla sanità elettronica». Non a caso la digitalizzazione (che una volta ancora spacca nord e sud d’Italia) dovrà essere la cartina di tornasole del cambiamento. In un combinato disposto con la trasparenza massima del sistema e il contrasto senza moratorie alla corruzione e all’onnipotenza della politica. «Management scelto e valutato su base professionale – è la parola d’ordine – garantendo massima autonomia dalla politica». Altra scommessa. Che dovrà avere in una Agenzia» nazionale il garante dei nuovi processi e del cambio di passo. Il faro sul cambiamento con le spie sui comportamenti locali sempre accese. E portare a 22 mld di risparmi («anche da reinvestire in sanità») in cinque anni.
«Su 200 mld di spese regionali 115 vanno in sanità, 72,5 ad altre politiche e 12,5 a spese di amministrazione. Esclusa la sanità, gli apparati burocratici locali varrebbero il 17% della spesa gestita. Non si impone, dunque – domanda Lanzillotta – un ripensamento sul numero, il ruolo e il costo delle Regioni?».
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 12 novembre 2014