Votate anche le modifiche già annunciate: tornano i poteri alla Giunta su direttore e “schede”. Eliminati con una nuova legge i limiti di tempo per applicarlo agli ospedali e ai reparti
VENEZIA Il nuovo Piano sociosanitario del Veneto, approvato in estate, se ne va di fatto in frigorifero, in attesa probabilmente che i veneti prima si rechino alle urne in primavera per votare per il nuovo Parlamento e per molti Comuni. È la conclusione reale del voto con cui ieri la maggioranza Pdl-Lega – bocciando anche in aula una raffica di emendamenti di Pd, Idv, Verso Nord e Sinistra, segno che evidentemente è stato fatto un patto politico “blindato” – ha di fatto modificato il Patto stesso in tre punti fondamentali. I primi due erano ormai scontati, visto che si avvicinava lo scontro con il Governo davanti alla Corte costituzionale: la commissione consiliare “Sanità” non darà più un parere vincolante sulle cosiddette “schede ospedaliere”, e cioè la dotazione di reparti e letti che la Regione affiderà a ogni ospedale in base al Piano, e non sarà più il Consiglio ad avere il potere di nominare il nuovo direttore generale della sanità veneta. In entrambi i casi il potere torna in mano alla Giunta regionale, come aveva chiesto già a suo tempo l’assessore Luca Coletto. Ma è la terza novità, emersa come noto in commissione giovedì scorso, che stupisce: vengono cancellati tutti i termini di tempo entro cui la Giunta regionale, e poi la commissione “Sanità”, dovevano esaminare appunto le “schede”, cioè l’applicazione reale del Piano sociosanitario sul territorio veneto. Il presidente di commissione Leonardo Padrin (Pdl), che pure aveva anche pubblicato sul suo sito un “conta-euro sprecati” per dimostrare che la mancata applicazione del Piano non permetteva alla Regione di avviare i risparmi attuabili con la nuova pianificazione, ha spiegato al microfono che si tratta di una assunzione di responsabilità politica della maggioranza Pdl-Lega, che rispetterà gli obblighi di nuova organizzazione della sanità senza avere scadenze imposte da fuori. «È un retromarcia totale – commenta invece, come altri, il consigliere Stefano Fracasso (Pd) – perché non c’è alcun impegno fissato per la Giunta per applicare il Piano: si può andare a Natale come a Pasqua. E invece il senso del Piano stesso, quando fu votato in aula in giugno anche sottolineando la buona volontà delle parti nel cercare di vararlo pur con molti dubbi, era quello di procedere con celerità, proprio perché il sistema sanitario va rivisto se no rischia di non reggere più». Su proposta dei consiglieri Udc, comunque, il Consiglio ha modificato anche la durata del mandato dei direttori generali delle Ulss: era di 3 anni nel Piano sociosanitario, ed è stato invece fatto coincidere con la durata della legislatura regionale (quella attuale finirà nel 2015). La legge approvata interviene anche sulla riorganizzazione dei servizi veterinari delle Ulss, articolandoli in tre aree funzionali (sanità animale, igiene degli alimenti e igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche) e stabilisce le procedure di liquidazione dell’Arss-Agenzia sociosanitaria.
28.11.2012 Il Giornale di Vicenza