E’ in dirittura d’arrivo il decreto sugli standard ospedalieri, provvedimento che farà da guida al riordino della rete del Ssn. Le linee, secondo quanto spiega Renato Botti, direttore generale Programmazione sanitaria del ministero della Salute, non sono cambiate nella sostanza rispetto all’intesa di agosto con le Regioni, ma il testo è stato rivisto alla luce delle osservazioni del Consiglio di Stato ed è pronto.
Il provvedimento che contiene il nuovo regolamento per la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi sull’assistenza ospedaliera è ora all’attenzione della presidenza del Consiglio e al concerto tecnico con il ministero dell’Economia e finanze e deve essere tramutato in decreto interministeriale, a doppia firma Lorenzin-Padoan. “Mi auguro che nel giro di 15 giorni, massimo un mese, l’atto sia efficace”, sottolinea Botti.
Sul fronte degli standard per i posti letto, nel testo si conferma la soglia di 3 posti per mille abitanti per gli acuti e di 0,7 per mille per la lungodegenza e riabilitazione. E sulla base di queste indicazioni la riduzione, calcolata a suo tempo sulla base di una fotografia al 2014, dovrebbe essere di circa 3 mila posti letto a livello nazionale. Ci sono poi le indicazioni – concordate con le Regioni – per il riordino della rete per livelli di intensità di cura, con la ripartizione in ‘hub and spoke’. Quanto ai piccoli ospedali è previsto lo stop ai contratti con le micro-cliniche del privato plurispecialistico, in due fasi: da luglio 2015 per i più piccoli con meno di 40 posti letto e dal primo gennaio 2017 per le strutture con meno di 60 posti. Altra novità è che sarà richiesto a tutti gli ospedali, compreso quelli classificati e del non profit, di depositare annualmente il proprio bilancio.
Sarà poi data indicazione alle Regioni di tener conto dei risultati del Programma nazionale esiti, con cui in molti ambiti si è dimostrato che a maggiori volumi corrisponde un’efficacia maggiore. E ancora il provvedimento contiene anche linee per il riordino dell’emergenza urgenza, dalle centrali operative del 118, su cui le Regioni stanno già lavorando, al tema della rete territoriale con indicazioni sulla quantificazione dei mezzi di soccorso sulla base di precisi bacini d’utenza (ci saranno soglie a cui le Regioni si dovranno adeguare).
Quanto alla rete ospedaliera dell’emergenza è prevista la suddivisione in più livelli, sempre secondo il modello hub and spoke. E c’è una previsione specifica per i presidi ospedalieri di zone disagiate. Nel testo si affronta anche il capitolo della continuità ospedale-territorio, in cui i protagonisti sono i cosiddetti ‘ospedali di comunità’ a gestione infermieristica, con il supporto della medicina generale (strutture da circa 15-20 posti letto).
Adnkronos – 2 marzo 2015