Regge per adesso la tregua tra i due leader della Lega in Veneto: dopo l’incontro di venerdì in via Bellerio (l’occasione era per festeggiare la vittoria di Maroni), il sindaco di Verona e il governatore del Veneto tengono fede al «gioco del silenzio» che Roberto Maroni ha imposto loro.
Nelle prossime settimane Maroni, con Zaia e il governatore del Piemonte Roberto Cota, si faranno vedere in Veneto, Piemonte e Lombardia per promuovere il progetto della «macroregione». Ma ieri sera Maroni ha messo sul piatto anche la segreteria federale, cioè il posto che fu di Umberto Bossi: «Sono un uomo di parola. Lascerò la segreteria della Lega. La prossima settimana ci sarà una riunione federale. Ci sono tanti giovani 40enni capaci». Insomma, il posto potrebbe liberarsi presto e, se del caso, potrebbe essere un veneto ad occuparlo. Maroni punterebbe naturalmente su Flavio Tosi, ma Zaia pretende la «non belligeranza» sul Veneto e naturalmente la ricandidatura alle elezioni regionale del 2015. Solo che quest’ultima eventualità non sta più solo nelle mani della Lega ma deve per forza «transitare» anche sul Pdl, partito che Zaia sta coccolando nonostante la ruvida ostilità di Giancarlo Galan. Sulle polemiche tra Zaia e Tosi, Maroni ha detto: «Voglio intervenire – ha assicurato Maroni – perché in Veneto questa competizione non diventi uno scontro insanabile». Per Luca Zaia, l’unico esito del vertice con Maroni è la strategia messa a punto sulla macroregione: «Direi che resta un unico obiettivo, quello di continuare a lavorare sulla macroregione. C’è un progetto politico da costruire rispetto al partito e c’è un’azione amministrativa che è quella della macroregione da perseguire con forza come amministrazione regionale, assieme a Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia».Sui social network, intanto, qualche coda delle polemiche dei giorni scorsi viene dal presidente della Liga veneta, Luca Baggio che, accusato di «assenteismo» durante la campagna elettorale, si è sentito di pubblicare su facebook la propria tessera elettorale nella quale risulta aver votato a Riese Pio X nella mattinata della domenica elettorale. Gli fa eco Enrico Cavaliere, ex presidente del consiglio regionale, che definisce le polemiche di questi giorni frutto della rabbia di «qualche nostalgico» che «conta poco anche se oggi occupa sedie importanti in Veneto». Chiaro riferimento a Zaia. Che ieri mattina a Godega S.Urbano, a proposito della situazione nazionale, ha anche detto: «Se io fossi al posto di Grillo chiederei di fare il presidente del Consiglio».
Il Mattino di Padova – 4 marzo 2013