Il governo non arretra di un millimetro sulle norme più favorevoli agli evasori contenute nel decreto legislativo sulla delega fiscale. Pagheranno le tasse certo, ma riusciranno ad evitare processi e sanzioni penali grazie all’articolo 4 del decreto che riscrive la complessa materia della “dichiarazione infedele”. Un testo in cui una soglia di esclusione si innesta sull’altra.
Niente “dichiarazione infedele” al di sotto dei 150mila euro e ai 3 milioni di imponibile. Non solo: niente “dichiarazione infedele” se la valutazione dei beni presentata “differisce in misura inferiore al 10% da quella corrente”. Come non bastasse niente “dichiarazione infedele” se il soggetto che presenta i suoi conti aggiunge anche una documentazione che “spiega” i criteri seguiti per metterla insieme.
Disposizioni che s’incastrano con quelle sul nuovo reato di falso in bilancio, approvato dal governo in aprile, e che ha già rivelato le sue falle al primo processo importante, quello su Luigi Crespi, l’ex sondaggista di Berlusconi assolto in Cassazione da una condanna a 7 anni, proprio per via del nuovo falso, in cui la frase “fatti materiali non corrispondenti al vero, ancorché oggetto di valutazioni” ha convinto i giudici che il reato non poteva più essere contestato.
Ma governo e Pd vanno avanti nonostante M5S si scateni sul blog di Grillo . Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti sostiene che il testo non fa altro che riprendere la legge precedente, per cui si tratterebbe soltanto di un “trasloco normativo”. Ma M5S contesta la scelta di aver confermato, e non eliminato, quella norma che adesso però «va letta alla luce del nuovo falso in bilancio». Altrettanto polemica sia Sel che la sinistra del Pd.
In linea con il segretario di Scelta civica Zanetti anche la Pd Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera, che è stata relatrice sul decreto ed è convinta che «l’allarme sia del tutto infondato e strumentale». Ferranti sostiene che il parere della commissione ha recepito i suggerimenti del procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco e che il senso del nuovo testo è liberare le procura dalle piccole evasioni per dedicarsi alle vere frodi. In realtà, il parere della Camera non chiede affatto al governo di eliminare l’intreccio di soglie che fanno dire a M5S “è tornato il regalo di Natale del 3% agli evasori”.
Repubblica – 7 agosto 2015