È un po’ come la classica immagine del bicchiere riempito a metà: mezzo pieno o mezzo vuoto? Dipende dal punto di vista, il che in politica è tutto, per cui nei 111 miliardi di euro assegnati alla sanità dalla legge di stabilità 2016, rispetto ai 115 miliardi e 444 milioni stabiliti dal patto nazionale per la salute ed ai 113 miliardi e 97 milioni definiti dall’intesa Stato-Regioni, c’è chi rileva comunque un aumento (in confronto ai 109 miliardi e 715 milioni stanziati nel 2015) e chi invece riscontra un taglio (quantificato in Veneto in 250 milioni, da sommare ai 200 già patiti quest’anno).
E nel giorno in cui il premier Matteo Renzi riceve i governatori, con in testa Luca Zaia («costi standard o è la fine»), a dividersi sono i parlamentari veneti del Partito Democratico.
Governativi o territoriali? Al primo schieramento mostrano di appartenere in diversi. Dice il veneziano Andrea Martella: «Quella di Zaia mi pare una polemica strumentale, perché quando parla di tagli si riferisce alle previsioni, mentre sul consolidato dovrebbe registrare un incremento. Il problema semmai potrebbe porsi per il 2017 e il 2018, ma mi auguro che l’incontro delle prossime ore contribuisca a fare chiarezza». Concorda la trevigiana Floriana Casellato: «L’aumento c’è stato e ci sono ancora margini per migliorare. Invece di piangersi addosso, Zaia pensi piuttosto a cancellare gli sprechi che ci sono anche nella sanità veneta». Aggiunge il padovano Gianpiero Dalla Zuanna: «Non si è tagliato, si è dato un incremento inferiore al previsto, perché purtroppo non abbiamo un campo dei miracoli in cui andare a prendere i soldi».
Renzianissimo ma anche segretario regionale uscente, il bellunese Roger De Menech sta nel guado: «Chiedo al governo di avere coraggio, applicando in maniera ferrea costi e fabbisogni standard. Lo dice già Zaia? Allora poteva farlo il suo governo, invece ci riusciremo noi. Non sarà facile perché dovremo mettere in discussione tutto il Paese, ma regioni come la nostra non meritano di essere penalizzate». Guarda sia a Roma che a Venezia la trevigiana Laura Puppato: «Qualche scorrettezza l’ha commessa anche il Veneto, per esempio nel caso delle emotrasfusioni. Ma obiettivamente qui con la razionalizzazione della spesa abbiamo raggiunto il punto di arrivo. Per questo al vertice di Palazzo Chigi sia Renzi che Zaia avranno il coltello fra i denti ed avranno ciascuno il proprio pezzo di ragione». Si schiera invece decisamente con le Regioni il veneziano Michele Mognato: «Zaiano io? No, orgoglioso esponente della sinistra Pd. Non accetto che con una mano si tolgano le tasse e con l’altra si faccia pagare la sanità. E se un uomo serio e capace come Sergio Chiamparino ha dichiarato che i tagli mettono a rischio la sopravvivenza del sistema Regioni, credo che qualche fondamento ci sia».
Musica per le orecchie di Zaia, partito già ieri per la Capitale. «Pianto la canadese e non mi muovo finché non ci avrò visto chiaro», ha annunciato sfogliando l’album delle immagini, da «Abele che viene colpito come Caino» al sovvertimento della favola per cui «la formica viene penalizzata quanto la cicala». Il pericolo secondo il governatore è di dover rinunciare a cinque capitoli: «Assunzioni di 500 medici e infermieri, sviluppo delle medicine di gruppo, ospedali di comunità, nuovi Lea, finanziamento dei farmaci oncologici ad alto costo, per l’epatite C e innovativi».
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 4 novembre 2015