Una «vera e propria bomba sui conti Inps-Inpdap». È questa la valutazione fatta dalla Cgil della sentenza 223/2012 della Corte costituzionale che ha bocciato diverse parti della manovra Tremonti di maggio 2010 perchè violano il principio di eguaglianza tra pubblico e privato, compresa la trattenuta del Tfr per i dipendenti pubblici disciplinata dall’articolo 12 comma 10 (legge 122/2010). Dal 1° gennaio 2011 è scattata una trattenuta a carico del dipendente pubblico pari al 2,5% calcolato sull’80% della retribuzione. Secondo la Cgil la restituzione ai 3milioni e 400mila dipendenti di quanto versato nel 2011 e 2012 vale complessivamente fino a 3,8 miliardi di euro. Inoltre questa restituzione, così come il mancato introito del 2,50% in più, si traduce in un mancato incasso, in termini contributivi, per l’ex Inpdap, fino a 2 miliardi di euro annui. La sentenza
La Cgil sottolinea che la norma in questione era destinata a produrre economie pari solo a 1 milione nel 2012 e 7 milioni nel 2013.
Stime analoghe vengono fatte dalla Uil-Fpl che ha promosso numerose diffide e ricorsi nei confronti dei datori di lavoro pubblici su tutto il territorio nazionale (43 ricorsi pilota): «Dopo il Tar di Reggio Calabria anche la Consulta ci ha dato ragione – commenta il segretario generale Giovanni Torluccio –. Dal 1° gennaio 2011 le amministrazioni dovranno restituire ai lavoratori le somme illegittimamente trattenute. Ciò riporterebbe nelle tasche del dipendente pubblico di fascia C in media 600 euro all’anno».
Fonti dell’Inps, tuttavia, contestano questa interpretazione. Rivelano che la Ragioneria avrebbe predisposto un parere che farà rientrare l’allarme lanciato dai sindacati e non prevedono comunque conseguenze sulle casse previdenziali, poiché le somme sarebbero piuttosto in carico al datore di lavoro, in questo caso le singole amministrazioni pubbliche, e per importi ben inferiori.
Ilsole24ore.com – 13 ottobre 2012